Iliad in Italia: buoni consigli a tutti

Per commentare l’arrivo di Iliad in Italia devo raccontare qualcosa del nostro assicuratore di famiglia. Il signore che per almeno un decennio ci ha mandato i conti da pagare per la polizza auto. Quando a un certo punto, in grave ritardo rispetto a chiunque altro, in famiglia decidemmo di controllare quanto ci costava assicurare l’auto e ci accorgemmo di quanto fossero differenti quelle cifre dai preventivi delle compagnie online, mia moglie lo chiamò e gli annunciò che avremmo cambiato compagnia: ne avevamo trovate – gli disse – alcune in rete che alle medesime condizioni di copertura costavano esattamente la metà di quanto spendevamo con lui. Il nostro decennale assicuratore ci rispose serafico che potevamo rimanere assicurati con lui: ci avrebbe fatto lo stesso prezzo. Facemmo un rapido calcolo di quanto ci fosse costato in un decennio non informarci sui costi e cambiammo assicurazione.

So bene che tutto è più complicato di così ma la prima cosa che forse si potrebbe dire della discesa in Italia dei francesi di Iliad è che ha buttato giù dal letto, in piena notte, i serafici assicuratori delle compagnie telefoniche italiane. I quali, per cercare di evitare di finire come il mio venditore di polizze auto, hanno escogitato un trucco: hanno creato società nuove, dal nome del tutto differente, per vendere i medesimi servizi di prima ad un prezzo notevolmente ribassato. Sono questi gli effetti, brutali, della concorrenza su un mercato comunque fondamentale per tutti noi: un mercato con un sacco di problemi ma che comunque, almeno fra i suoi operatori principali, ha vissuto abbastanza placidamente. Un mercato al quale sarà il caso di guardare con attenzione, perché le telco oggi, in quanto punti di accesso a Internet, sono uno dei filtri culturali della nostra vita, non più solo un banale fornitori di servizi.

Tuttavia non si tratta solo di costi. Io per esempio, che sono certamente un tipo storto e non usuale, non sono granché interessato ai minuti voce, agli SMS e ai giga che l’operatore telefonico mi offre. Telefono poco o nulla, scrivo forse 5 SMS al mese: anche la banda Internet, alla quale un tempo ero particolarmente attento, oggi mi interessa meno. Non sono contento di essere troppo collegato e se “finisco i giga”, quando capita, lo interpreto come un segno del destino. Connettiti meno quando sei in giro, non sarà la morte di nessuno, penso.

Quando Iliad arriva e offre chiamate illimitate, SMS illimitati e 30 giga di traffico al mese per poco meno di 6 euro a me una simile batteria di opzioni lascia piuttosto indifferente. Però, lo stesso, se con la metà di quanto spendevo prima mi offre molto di più (la mia ricaricabile mi pare abbia un cap mensile di 2 giga di traffico) inevitabilmente mi verrà in mente l’assicuratore di prima.

Esistono cose più importanti e meno visibili della semplice riduzione dei costi che Iliad ha portato in Italia. La prima è quella dell’opt-in per i servizi telefonici a valore aggiunto. Sembra incredibile ma nessun operatore ha mai avuto un simile coraggio. Le piccole continue truffe telefoniche basate sull’attivazione di servizi a pagamento sono la norma in Italia e vengono da molto lontano (anche da prima dell’accesso a Internet) ma nessuno, che io sappia, prima di oggi aveva pensato ad una difesa così chiara e silenziosa dei consumatori. Ti interessa abbonarti per soli 20 euro a settimana all’oroscopo di un bravissimo mago albanese? Perfetto: abilita tu il servizio. Con Iliad sarà impossibile trovarselo addebitato senza saperlo e vedo che alcuni ologrammi a basso costo delle grandi telco stanno seguendo. Non commento le ragioni di una simile inazione delle compagnie telefoniche al riguardo ma effettivamente lo meriterebbero.

La seconda questione che trovo rilevante e culturalmente molto importante legata all’arrivo di Iliad in Italia è stata l’assenza dello zero rating. Molti dei principali fornitori di connettività hanno offerte mobili da tempo pesantemente orientate ad un simile servizio che, sebbene sia sostanzialmente legale in Europa (o almeno questo dice Agcom) è un’opzione chiaramente antineutrale. Non tutto il traffico Internet è uguale con lo zero rating. Il traffico verso alcuni servizi (tipicamente verso piattaforme online come Spotify, Whatsapp o Facebook) in simili offerte commerciali non consumerà il bundle disponibile per il cliente. Tale tipologia di offerta è non solo contro la neutralità del network ma è anche culturalmente discutibile. Decide l’operatore cosa vale per me e cosa invece può essere pagato. Così oggi le telco scontano al cliente ciò che il cliente vuole e lo trovano perfettamente naturale. L’unico zero rating buono sarebbe quello che non consuma il traffico mensile per accedere a Wikipedia o ai siti informativi. Sarebbe antineutrale pure quello, ovviamente, ma in tempi in cui è diventato rilevante il tema dell’eccesso di connessione, così come quello dell’educazione digitale, sarebbe molto meno discutibile.

Esistono altre piccole buone abitudini che, almeno per ora, Iliad ha suggerito agli operatori italiani della telefonia, per lo meno nelle loro semi-anonime versioni cheap: riguardano la rigidità dei contratti, la trasparenza dell’offerta, la semplicità dell’interfaccia e altre piccole cose. Nulla che non si sia già visto in passato con altri servizi: provate se vi va a interrompere la vostra relazione commerciale con Sky o con Netflix e osservate le differenze.

Iliad oggi, che poi uno si abboni o meno, mette sul tavolo una serie interessante di questioni importanti. Le porta all’ordine del giorno, costringe i giganti delle TLC ad occuparsene. E si tratta di questioni che riguardano in gran parte le relazioni delle telco con i cittadini. Lo dico da anni e lo ripeto anche oggi: se i fornitori di connettività vorranno immaginare un proprio ruolo contemporaneo nella relazione con i propri clienti in futuro, non potranno non immaginare sé stessi come il filtro fiduciario fra le persone (i propri clienti) e il potere (tutto il mondo intorno). E la fiducia è un bene scarso e prezioso che occorre conquistarsi piano piano. Diciamo che fino ad oggi non ci hanno lavorato molto.

EDIT: su Twitter mi fanno notare che i servizi a sovrapprezzo NON sono esclusi di default su Iliad (molto male) ma possono essere deselezionati direttamente dall’interfaccia web senza ulteriori passaggi. Segnalo che su Ho.mobile, uno dei concorrenti low cost di Iliad, i servizi a sovrapprezzo sono invece deselezionati di default (molto bene). Mi scuso per l’errore.

Massimo Mantellini

Massimo Mantellini ha un blog molto seguito dal 2002, Manteblog. Vive a Forlì. Il suo ultimo libro è "Dieci splendidi oggetti morti", Einaudi, 2020