Chirotteri dalla faccia a fiore

Oggi è il Darwin Day, cioè l’anniversario della nascita di Charles Darwin, uno degli scienziati che più di tutti hanno cambiato il mondo grazie alle proprie scoperte, in quanto autore della teoria dell’evoluzione per selezione naturale. È un anniversario abbastanza tondo – Darwin nacque 210 anni fa – ed è una buona scusa per scoprire dell’esistenza di qualche animale di cui non si sapeva nulla. O ancora di un libro di quelli cosiddetti “di culto”, che fa capire come funziona l’evoluzione in modo diverso da un saggio divulgativo. Mi riferisco a un libro illustrato del 1981 in cui si immagina come potrebbero essere gli animali tra 50 milioni di anni, nell’ipotesi che la nostra specie si estingua a breve. Si intitola After Man: A Zoology of the Future e lo ha scritto lo scozzese Dougal Dixon, autore di numerosi libri per ragazzi sui dinosauri.

È un bestiario fantascientifico, nel vero senso della parola: si basa infatti su quello che sappiamo di come funziona l’evoluzione. Gli esperti dei sottogeneri della fantascienza lo definiscono un libro di “biologia speculativa“.

Dopo una ventina di pagine divulgative su come funziona l’evoluzione e come si sono alternate le diverse specie animali che hanno popolato e popolano la Terra, After Man spiega che 50 milioni di anni dopo la fine dell’Età dell’Uomo, la deriva dei continenti ha portato Africa, Eurasia, Australia e America del Nord a unirsi formando un unico grande supercontinente (al posto del Mediterraneo c’è una grande catena montuosa), mentre l’America del Sud si è separata dall’America del Nord ed è un continente a sé. Ci sono poi una grande isola, Lemuria, a est di quelle che erano le coste dell’Africa orientale, e due arcipelaghi, Batavia e Pacaus, nel mezzo dell’oceano Pacifico.

(Breakdown Press)

Non ci sono grosse differenze climatiche, anche se ovviamente i biomi si sono ridistribuiti. Gli animali più grossi continuano a essere pesci, anfibi, rettili e mammiferi ma l’assenza di Homo sapiens li ha fatti evolvere in modi inaspettati che in molti casi hanno cambiato la loro posizione nella catena alimentare rispetto a quella che avevano i loro antenati. I roditori ad esempio si sono imposti un po’ dappertutto. I grossi erbivori delle zone temperate non sono più gli ungulati (come mucche, capre, pecore, cervidi e cavalli): al loro posto ci sono i rabbuck, discendenti dei conigli. Con la scomparsa dell’uomo si è creata una nicchia ecologica e i conigli, notoriamente velocissimi a riprodursi, l’hanno occupata: nel tempo hanno potuto crescere di taglia perché nel loro habitat non subivano la competizione di altri grossi animali e hanno finito per assomigliare ai cervidi di cui hanno preso il posto. La relazione con i loro antenati è rimasta visibile solo nelle orecchie, lunghe.

Ma che ne è stato di mucche, capre, pecore e cavalli? «Quando l’uomo si estinse, erano ormai così dipendenti da lui che non riuscirono a sopravvivere». E dei cervidi? Non riuscirono mai a riprendersi dalla diminuzione del loro numero causata dalla distruzione dei loro habitat per fare posto a città e campi coltivati durante l’Età dell’Uomo.

Un rabbuck aggredito da due falanx, i suoi predatori – le illustrazioni sono solo in parte di Dixon, vari artisti collaborarono al progetto di “After Man” (Breakdown Press)

I predatori dei rabbuck e principali carnivori del pianeta sono invece discendenti dei ratti, i cui denti si sono adattati a passare da una dieta onnivora a una a base di carne. Dixon spiega nel dettaglio i cambiamenti nella loro dentatura, così come per i rabbuck aveva spiegato il passaggio dalla locomozione a saltelli a quella a corsa, e come mai siano riusciti a imporsi come carnivori dominanti: in breve, grazie all’estrema capacità di adattamento dei loro antenati.

Come dai ratti si è arrivati ai falanx (Breakdown Press)

A maggio After Man è stato ripubblicato da una piccola casa editrice di fumetti britannica, Breakdown Press, e da allora sono usciti alcuni articoli in merito al libro su diverse testate online. Intervistato da Alessandra Potenza per The Verge a giugno, Dixon ha spiegato il suo metodo per immaginare i rabbuck, i falanx e le altre creature (formichieri acquatici, per aggiungerne una delle più bizzarre) di After Man.

Era questione di prendere in considerazione i diversi tipi di ambienti naturali e le caratteristiche che rendono certi animali particolarmente adatti a viverci. Se quegli animali dovessero scomparire, quelli che li rimpiazzerebbero, qualunque siano, dovrebbero avere le stesse caratteristiche di adattamento. Prendiamo l’esempio degli animali che vivono nelle pianure erbose. Oggi quali sono gli animali che ci vivono? Antilopi, cavalli, esseri con gambe lunghe per scappare dai nemici, colli lunghi per arrivare all’erba, meccanismi di masticazione potenti per mangiarla, l’erba, e solitamente musi allungati in modo da potersi accorgere di potenziali pericoli anche mentre si mangia. Dunque, se le antilopi e i cavalli dovessero scomparire, qualunque essere dovesse evolvere per prendere il loro posto avrebbe queste caratteristiche. Ho seguito questo procedimento per immaginare cosa ci sarà in futuro.

Oltre ai formichieri acquatici – si nutrono di formiche non acquatiche, se ve lo stavate chiedendo – a cui Dixon ha dedicato solo un paragrafo, tra gli animali più interessanti che si è immaginato ci sono sicuramente quelli che prosperano nelle zone isolate del pianeta e cioè nell’isola-continente America del Sud, a Lemuria, Batavia e Pacaus. Sono i territori che Dixon si è inventato per spiegare i processi evoluzionistici che avvengono nei luoghi isolati: come quelli avvenuti in passato in Australia, Nuova Zelanda, Madagascar, Mauritius e Galápagos.

Ad esempio sulle isole di Batavia (spuntate a un certo punto dal Pacifico per via di un hotspot come quello delle Hawaii) si sono imposti i chirotteri (pipistrellidi, per capirci): i loro antenati arrivarono sulle isole prima ancora degli uccelli, che di solito sono i primi vertebrati a raggiungere nuove terre emerse, e colonizzarono tutte le nicchie disponibili prima di altri tipi di animali. Una delle specie che si sono evolute dai pipistrelli iniziali vive una vita simile a quella degli attuali pinguini, molte altre hanno abbandonato il volo per condurre una vita terrestre. Tra gli altri, i flooer (nome scientifico Florifacies mirabilia) sono rimasti insettivori ma si sono adatti ad attirare gli insetti stando fermi, grazie a orecchie e narici simili ai petali di un fiore e ghiandole in grado di secernere una sostanza profumata. Si potrebbero fare anche molti altri esempi, ma cadrei nella tentazione di spoilerare tutte le invenzioni più brillanti di Dixon.

(Breakdown Press)

After Man ha due grossi limiti di cui Dixon era consapevole fin dall’inizio, come lui stesso spiega nell’introduzione: nel mondo che descrive le piante sono le stesse del nostro (cosa ovviamente inverosimile), non si parla di pesci e uccelli, e non sono contemplate le possibili conseguenze dei cambiamenti climatici causati dall’attività umana prima della nostra estinzione, anche se Dixon aveva in mente la deforestazione e la distruzione di alcuni habitat a causa delle monocolture. Quando si immaginava gli animali di After Man, già si parlava degli effetti dell’industrializzazione sull’ambiente, ma dato che 50 milioni di anni sono un tempo enorme, Dixon pensò che gli effetti della civiltà umana si sarebbero ormai persi. Invece immaginare una nuova flora oltre a una nuova fauna avrebbe reso il risultato finale ancora più strano: secondo Dixon in questo modo il libro sarebbe apparso meno verosimile ai lettori, mentre lui voleva che ne avessero un’impressione diversa.

Quando After Man fu pubblicato per la prima volta molti pensarono che fosse un libro sull’estinzione dell’umanità, ma non è così, come ha spiegato lo stesso Dixon ad Alessandra Potenza:

Il libro non parla dell’estinzione dell’umanità, non è una roba opprimente sul destino tragico che ci aspetta. Parla di come la vita va avanti e non importa quanti danni facciamo. La Terra sopravviverà e verrà ripopolata. C’è più ottimismo che scoraggiamento nel libro.

Uno dei fini di Dixon era dimostrare quanto sia straordinario il meccanismo dell’evoluzione.

All’epoca c’erano tanti libri sull’evoluzione molto popolari, che però per la maggior parte guardavano al passato: i dinosauri, lo sviluppo dei cavalli e cose così. Sembravano dire che l’evoluzione è una cosa che è successa nel passato e poi si è fermata. Non è così. Facendo delle ipotesi sul futuro si può mostrare come l’evoluzione sia un processo che va avanti.

(Breakdown Press)

Simon Hacking, uno degli editori di Breakdown Press, mi ha detto che nel Regno Unito After Man è considerato un libro “di culto”, come si dice, da molte persone ma che da tempo era fuori catalogo: da fan, lui e i suoi soci hanno deciso di fare una nuova edizione. Da allora si sono accorti che anche al di fuori del Regno Unito aveva una sua popolarità di nicchia.

In Italia After Man era stato pubblicato da Rizzoli nel 1982 con il titolo Animali dopo l’uomo, magari in qualche libreria dell’usato si trova. Non sono mai stati tradotti in italiano invece il secondo e il terzo libro di biologia speculativa di Dixon, The New Dinosaurs: An Alternative EvolutionMan After Man: An Anthropology of the Future. Sono fuori catalogo anche nella versione originale, ma facendo una ricerca su Google Immagini si può avere un’idea di come siano. In The New Dinosaurs Dixon ha immaginato come si sarebbero potuti evolvere i dinosauri se non ci fosse stato il meteorite che si ipotizza li fece estinguere. In Man After Man, che si avvicina di più a un romanzo, ha invece immaginato specie umane del futuro. Hacking mi ha detto che per il momento Breakdown Press non ha in programma di ripubblicare anche questi libri, ma non ha escluso che possa succedere in futuro.

Potreste però aver visto animali inventati da Dixon (oltre che come “easter egg” in un recente film di Netflix) su Rete 4, nei primi anni Duemila, all’interno della trasmissione La macchina del tempo: collaborò infatti alla scrittura di Animali del futuro, un documentario a puntate prodotto da BBC, Arte (canale tv francese), ZDF (tedesco), ORF (austriaco), Animal Planet e Discovery Channels (americani) e appunto Mediaset, che andava in onda nel programma di Alessandro Cecchi Paone. Le premesse erano le stesse di After Man, ma gli animali immaginati erano diversi sia perché Dixon aveva venduto i diritti cinematografici del suo libro alla DreamWorks, sia perché nella serie si vollero immaginare un’era glaciale e nuove zone climatiche, a 5, 100 e 200 milioni di anni nel futuro. Uscì anche un libro legato al programma.

Nel primo episodio, tra gli altri, si vedono uccelli marini più simili a foche che a pinguini e lucertole con creste paraboliche che abitano la distesa di sale creatasi nell’attuale Mediterraneo dopo la chiusura dello stretto di Gibilterra. Un altro degli animali inventati invece era un uccello con quattro ali immaginato dal paleontologo esperto di ornitologia Phil Currie, uno degli studiosi che collaborarono al progetto come Dixon. A guardare il documentario oggi non si può che immaginare quanto più bello potrebbe essere, graficamente, rifatto nel 2019.

Esiste anche un quarto libro di biologia speculativa di Dixon: si intitola Greenworld ed è stato pubblicato solo in Giappone, dove il genere ha avuto più fortuna che in Europa. In un’intervista del 2014 con lo zoologo divulgatore Darren Naish, Dixon aveva spiegato che l’idea su cui è basato avrebbe dovuto essere usata per il primo Man After Man a cui aveva pensato (ha un po’ disconosciuto il libro che poi prese questo titolo): in futuro la sovrappopolazione, la siccità e altre catastrofi ambientali causate dalle persone rendono inabitabile la Terra, perciò l’umanità inventa la macchina nel tempo e si sposta 50 milioni di anni nel futuro per fare ricominciare la civiltà lì, nel mondo di After Man in pratica. L’idea iniziale di Man After Man avrebbe dovuto essere la distruzione di questo mondo da parte delle persone, analoga a quella accaduta alla “prima versione” della Terra.

In Greenworld le cose sono un po’ diverse: non c’è una macchina del tempo ma un viaggio intergalattico verso un altro pianeta abitabile. Il libro è una serie di racconti che segue quattro generazioni di alcune famiglie umane in mille anni di colonizzazione di un nuovo pianeta, che finisce per essere danneggiato come quello abbandonato all’inizio di tutto. Alcune delle idee del libro si trovano in un altro programma televisivo di BBC e Discovery Channel in cui Dixon è stato coinvolto: Natural History of an Alien (1998).

Dal minuto 1.42 si sente e si vede Dixon:

After Man è divertente anche solo da sfogliare osservando le strane creature inventate da Dixon, ma solo seguendo i suoi ragionamenti, quelli che l’hanno portato a pensare un mondo dominato da ratti giganti, tra le altre cose, lo si può apprezzare fino in fondo. Allo stesso modo si può apprezzare l’immaginazione dei paleontologi, che partendo dai fossili cercano di immaginare come fossero gli animali del passato. Il prossimo libro nella mia wishlist a tema animali è All Yesterdays (2012) di John Conway, C.M. Kosemen e Darren Naish, in cui si immagina l’aspetto e il comportamento di alcuni dinosauri ma anche come potrebbero immaginare gli animali del presente (ad esempio i babbuini) ipotetici paleontologi del futuro che per qualche ragione non dovessero averne delle immagini.

Ludovica Lugli

Nata a Modena nel 1991, se fosse nata nel 1941 avrebbe fatto la libraia. Ha studiato fisica per un po’, ma forse avrebbe dovuto scegliere biologia dato che gli animali le piacciono più del grafene.