Campagna per l’interclassismo ferroviario

Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).

Io viaggio in treno spesso, come tantissimi italiani: sui regionali e, più di frequente, sui treni dell’alta velocità. Ora, la cosa che voglio qui sostenere è che l’aumento delle classi tariffarie sui treni dell’alta velocità ha una parte di responsabilità nella sempre maggiore separazione tra classi culturali e sociali e contribuisce a una più limitata comprensione del paese. Ho sempre viaggiato “in seconda”, con rare eccezioni. Poi sono invecchiato, mi sono capitate cose, e intanto le compagnie ferroviarie hanno portato a quattro le classi, con quei nomi là che non mi ricordo mai quale è quale, perché sono tutti scelti per farti pensare che ognuno è il migliore. Così oggi viaggio spesso in terza per terzismo (nel dubbio, stare in mezzo), ma a volte trovo un’offerta e vado in seconda, e altre volte qualcuno che mi ha invitato da qualche parte mi prenota un posto in quarta o, raramente assai, in prima (la prima è uno status: economicamente non vale assolutamente la pena, ma ti fa sentire molto privilegiato). Quindi le vedo tutte. (segue)