Finiani, io conto fino a tre

Guardo con curiosità e diffidenza ai movimenti dei finiani fino da quando sono nati. La curiosità deriva dal fatto che hanno detto da destra cose condivisibili, che hanno introdotto un elemento di novità nella politica italiana, che ho stima per Flavia Perina. La diffidenza deriva dal fatto che ne hanno fatte moooolte meno di quelle che hanno detto, che la novità nella pratica non si traduce in cambiamenti di rotta apprezzabili da parte della maggioranza, che non ho stima per altri dentro quel gruppo di cui conosco i precedenti e i presenti.

Il discrimine adesso è tutto in una sola cosa, che fa pendere la bilancia tra le parole e i fatti da una parte o dall’altra: non esiste una ragione al mondo per cui una destra rispettabile, persino con tutte le valutazioni strategiche e le consonanze di programma, possa giustificare e spacciare come credibile la sua partecipazione all’attuale governo. Non puoi continuare a dire le cose che dici di Berlusconi ed essere complice della sua sopravvivenza politica e della catastrofe che ogni giorno viene inflitta all’Italia. “Cosa c’è dopo?” è una domanda paracula e strumentale. Adesso c’è quello che vediamo e i finiani sono al governo, dopo c’è quello che faremo in modo ci sia. E il momento è questo, la vita è adesso. Io conto fino a tre.


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).