Beata Kafka e le sue croci

30 marzo – Beata Restituta Kafka (Brno 1890 – Vienna 1943), martire antinazista

“Tu sei il Male, io sono l’Anestesista”.

Uno potrebbe anche pensare che i tempi ruggenti dell’agiografia siano finiti per sempre – quei secoli, hai presente, in cui c’eri solo tu, in un monastero perso nel nulla, con un po’ d’inchiostro e della vecchia cartapecora raschiata, e ti chiedevano: “Oggi è Sant’Albano d’Ungheria, dai raccontaci la storia di Sant’Albano d’Ungheria“. “Ma io mica la so, manco so cosa sia, l’Ungheria”. “E inventa”. Al limite si poteva sempre scrivere: martire sotto Diocleziano (Diocleziano andava sempre bene, Diocleziano li aveva fatti fuori tutti, Diocleziano pasteggiava a carne di martiri e brindava a sangue di vergini, Diocleziano probabilmente in certi eremi andava forte anche come criptobestemmia: ma Dio cleziano! Quel porco! E il priore non poteva dirti nulla).

Oggi ci sono biblioteche in ogni piazza, mal che vada c’è google, oggi non puoi più inventarti niente, o no? Per esempio il 30 marzo si celebra tra le altre la memoria di una Beata novecentesca, Maria Restituta. Su di lei ci sarà ben poco da inventare, penserai. In effetti ci sono i documenti. Sappiamo che è nata Helen Kafka, nel 1890 a Brno, prima impero Austro-Ungarico, poi Cecoslovacchia, poi Terzo Reich, poi di nuovo Cecoslovacchia, oggi Rep. Ceca. Che prese i voti nell’ordine delle francescane della Carità, diventando suor Maria Restituta (detta “Resoluta” per i modi spicci) e che si distinse per la dedizione e la professionalità con cui esercitò la professione di infermiera e anestesista. Sappiamo che è morta a Vienna nel 1943, condannata dai nazisti per alto tradimento. L’ha beatificata Giovanni Paolo II nel 1998, che l’unica suora decapitata dai nazisti non poteva proprio perdersela. E tutto questo è Storia, voglio dire, abbiamo pure le foto. Non ci puoi ricamare, su Helen Kafka: con tutte le monografie che ci saranno su di lei, nelle biblioteche, su internet, insomma, se improvvisi ti sgamano. O no?

Ecco, no. Una delle cose fantastiche che scopri studiando i santi è che il medioevo, quello fiabesco delle leggende dipinte sulle vetrate, è a portata di clic. Me ne stavo infatti leggendo la scheda di Famiglia Cristiana, quando mi capita di inciampare sulle ultime due righe. Leggi anche tu:

E in faccia agli assassini, prima che il carnefice alzi la mannaia, suor Restituta dice al cappellano: “Padre, mi faccia sulla fronte il segno della Croce”.

Tutto abbastanza verosimile tranne… la mannaia? Va bene, lo abbiamo visto, dei nazisti si può raccontare tutto e nessuno si lamenterà – i nazisti sono un po’ il nostro Diocleziano moderno. Ma ce le vedete le SS che tagliano la testa di una suora con la mannaia? Non suona un po’ anacronistico? In effetti basta sfogliare un po’ di Internet in altre lingue per rendersi conto che suor Maria fu decapitata, sì, ma mediante ghigliottina: il vecchio trabiccolo illuminista che gli Asburgo, per altri versi così diffidenti, avevano importato a Vienna, e che nel 1943 era ancora il supplizio ufficiale per i colpevoli di Alto Tradimento. E la mannaia? Un ricamo di Famiglia Cristiana. Uno solo? Vien voglia di dare un’occhiata più da vicino. (Continua…)
Scarico quattro o cinque biografie in inglese, francese e tedesco (quelle in tedesco non le leggo, guardo solo le parole, al liceo a volte funzionava). Sono tutte molto brevi – in effetti cosa ti aspetti dalla vita di un’anestesista, ancorché provetta? Riprendo in mano la scheda di FamigliaC. Mi cade l’occhio su queste altre due righe:

E quando i nazisti tolgono il Crocifisso anche dagli ospedali, lei tranquillamente lo va a rimettere, a testa alta, sfidando comandi e comandanti.

La controversa scultura si trova nella cattedra di Santo Stefano a Vienna. È opera del celebre scultore austriaco Alfred Hrdlicka, che in precedenza aveva prodotto (sempre per la cattedrale) un’ultima cena in forma di orgia gay (giuro, l’ho letta sul Telegraph). 

Ecco, magari sarà una coincidenza, ma questa notizia del crocefisso (che non è nemmeno inverosimile) l’ho trovata solo nelle biografie italiane. Da qualche parte ho letto che suor Restituta riuscì a ottenere che fosse esposto il crocefisso nell’ala nuova di un ospedale, appena costruita, dove le autorità naziste non lo avevano previsto. Tutto lì. Solo su Famiglia Cristiana l’esposizione del crocefisso diventa una sfida “a testa alta”, peraltro l’unica sfida esplicita tra la suora e i nazisti: sicché al lettore vien fatto di pensare che la suora sia caduta in disgrazia perché continuava a rimettere i crocefissi dove i nazisti li toglievano. E invece no, mi è parso di capire che l’accusa vertesse su due documenti critici nei confronti del Reich, scritti dalla suora stessa: la wikipedia francese li chiama “poemi satirici”, ma non sono riuscito a leggerli. Però, insomma, la suora scriveva. Criticava il nazismo in forma scritta. È una notizia che Famiglia Cristiana non dà. L’unica forma esplicita di critica al nazismo che interessa a Famiglia Cristiana è la lotta per rimettere al loro posto i crocefissi. Ripeto: è un’informazione che ho trovato solo lì e in un’altra breve scheda biografica in italiano, sempre pubblicata in Santiebeati.it, che sembra per molti versi debitrice di quella di Famiglia Cristiana. Guarda per esempio come il tema del crocefisso viene sottoposto a un’ulteriore rielaborazione, un’ulteriore ricamatura:

Il crocifisso nelle stanze e nelle corsie dell’ospedale diventa invece quasi una questione personale: Suor Restituta, risoluta come sempre, si prende l’incarico di personalmente andare a rimpiazzarli là dove sono stati tolti: sa di rischiare parecchio con quel suo gesto provocatorio, ma intanto più crocifissi vengono eliminati e più lei ne risistema.

Non era la musona che tutti credono

Un’infaticabile risistematrice di Crocefissi, questa è suor Maria Restituta per i moderni agiografi italiani. Niente scritti, niente pagine critiche o satiriche sul nazismo, si sa che il cattolicesimo è un po’ refrattario alla scrittura. Ma tante opere di bene, e tra tutte la più importante è continuare ad appendere il crocefisso ogni volta che la turpe SS lo stacca. E mentre scrivo ho già in mente la vetrata in tre vignette: nella prima l’orribile camicia bruna, pallida in volto, incerto su una scala a pioli, stacca il pregevole manufatto ligneo, mentre su tre letti bianchi tre malati di tre colori diversi lo guardano rassegnati. Nel secondo non c’è più la scala: il nazista è al centro della scena, paonazzo in volto, le mani ai capelli biondicci, perché ha visto che sul muro c’è di nuovo il crocefisso! Miracolo! I tre malati sono in piedi sul letto che esultano in mutande. In un angolino del vetro, racchiusa in un medaglione, Maria Restituta sorride sorniona. Nel terzo riquadro, va da sé, Maria Restituta posa la testa sul ceppo, mentre il diabolico doktor Mengele alza la mannaia. Che serva da monito per tutti quelli che a Strasburgo o altrove vogliono staccare crocefissi dalle pareti pubbliche: tutti nazisti, se non si era capito. O non si era capito? E vabbe’, ma a voialtri vi dobbiamo proprio disegnare le figure.

Leonardo Tondelli

Da Modena. Nel 1984 entra alla scuola media, non ne è più uscito. Da 15 anni scrive su uno dei più verbosi blog italiani, leonardo.blogspot.com. Ha scritto sull'Unità e su altri siti. Sul Post scrive di Dylan e di altri santi del calendario.