Cosa fare se non gli piaccio più?

Corso di Alfabetizzazione Sentimentale Obbligatoria – Prof. du Lac – 5° lezione

Benritrovati miei studenti,
il quesito che vi ho proposto la scorsa settimana ha avuto soltanto nove risposte, pochissime delle quali completamente centrate. Debbo fare ammenda: la prossima volta proverò a circoscrivere maggiormente l’ambito d’esame.

Avevo domandato che reazione avreste avuto se il vostro compagno/a vi avesse lasciato accusandovi di non piacergli, evidenziando poi due fasi successive: quella della riflessione – ove alcune risposte sono state pertinenti – e quella dell’azione – rivelatasi ostica per tutti.

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Vediamo quale pensiero debba scaturire da un tale evento. Prendo alcuni stralci delle due risposte che hanno individuato il punto dirimente, sono quelle di Saverio (posta) e Alberto V (posta):

sarei assalito subito da altri dubbi. Avrei potuto evitarlo? Avrei potuto darle di più? E’ colpa mia se m’ha lasciato?

Se non sono preso di sorpresa significa che avevo rilevato qualcosa: quindi mi sento responsabile per non aver affrontato la questione prima…

È importante focalizzare questo concetto: luoghi comuni quali “le colpe sono sempre divise a metà” o – peggio – “in amore nessuno ha colpa” sono del tutto infondati. Quando ci si lascia è, sempre, colpa di chi è lasciato. Per una ragione semplice: it takes two to tango, è sufficiente l’insoddisfazione di una delle due persone per mandare tutto all’aria.

Perciò è molto semplice: se sono innamorato di una persona, e le voglio stare accanto, è lei a stabilire le condizioni. Mi vorrà intelligentissimo, fantasioso, creativo, presente, dedito, o qualunque qualità quella persona valorizzi: a suo insindacabile giudizio. Probabilmente altre persone considereranno quelle qualità sciocche, alcuni le considereranno addirittura dei difetti, ma questo è irrilevante: la valutazione, nei meccanismi ultimi della coppia, è del tutto soggettiva.

Affrontiamo, quindi, la seconda questione, quella che nessuno ha saputo individuare: come agire. Scrivono Potacchione e Ally:

In ogni caso NON provo a far cambiare idea a chi mi sta lasciando a prescindere dal mio innamoramento.

La cosa più sbagliata che si può fare è tentare un recupero.

E perché mai? È uno stropicciato senso d’orgoglio a impedirci di lottare per ciò che amiamo? E se l’orgoglio è così forte da essere in grado di impedirlo, non vuole forse dire che – allora – non eravamo così innamorati? Invece, la risposta a “cosa debbo fare se non gli piaccio più?” è una sola: la riconquisto.

O ci provo. Perché la prosecuzione naturale del concetto, appurato la scorsa settimana, per cui è letale accettare i difetti di chi si ama è quella che ciascuno di noi – se vuole innamorarsi fino in fondo – deve disporsi a cambiare per l’altro; e perciò essere incline a lottare per conquistare, o riconquistare, la persona di cui si è innamorati. Ovviamente – come Dora ci spiegherà – soltanto se ne vale la pena:

A.D. – Prendiamo il caso in cui io sia innamorata di Valter e questi mi lassi perché non gli piaccio più. Ci sono due casi: o considero le ragioni per cui non piaccio a Valter intelligenti, oppure le trovo stupide. O le trovo degne del mio impegno, e dell’applicassione più devota, oppure le considero stolte e immeritevoli della mia volitività.

Se trovo siocche le motivazioni per le quali non sono abbastanza per lui, non c’è ragione per cui debba cercare di conquistarlo. E questo è un buon motivo per deliberare di non fare proprî i suoi desiderî; ma in quel caso ho già fatto un passo indietro: non sono – o non sono più – innamorata. Se, invece, trovo giusti i suoi rammarichi, se vedo un nocciolo di verità in ciò che mi dice e nella sua persona – se vedo lui come la mia parte mancante – non potrò prefigurarmi altra scelta che non sia quella di impegnare tutta me stessa per dimostrargli che sono La Migliore. Anche ai suoi occhi.

Ciò che dice Dora deve continuare a valere se l’opinione che abbiamo del nostro amato non varia. È sensato insistere, perché ne vale la pena. Arrivati a questo punto il luogo comune domanderà: «Ma fino a quando? E, che, mi faccio suora?». Beh, certo. Che altro? Qualcuno potrebbe stare assieme a una persona nascondendogli di preferirne un’altra? Beh, forse qualcuno potrebbe: ma non sarebbe degno dell’amore dell’uno né di quello dell’altro.

A.D. Questo il compito assegnatovi per la settimana a venire:

La vostra fidanzata/o esce a cena con un suo pretendente. Come reagite? La gelosia è sana?

Potete rispondere nei commenti qui sotto, oppure nella cassetta personale del Prof. du Lac. Arrivederci a martedì prossimo.