Le televisioni di Antigua

Alla domanda di un sondaggio Ipsos presentato ieri sera a Ballarò, “Cosa ne pensano gli italiani di Antigua?”, la risposta che ha destato più curiosità, a giudicare almeno dai sorrisi e dai brusii in studio, è stata quella data dal 4% degli intervistati: “che belli i posti in cui vive Berlusconi”. Per completezza ricordo che le altre risposte sono state: non ne so nulla, 42%; è una notizia importante, 15%; non mi interessa, 14%; rivela una scarsa limpidezza di Berlusconi, 9%; dimostra le capacità di Berlusconi nel saper fare affari, 9%; è una vicenda pilotata contro Berlusconi,7%.
Quel 4% di italiani, evidentemente, deve essere rimasto molto colpito dalle suggestive immagini trasmesse domenica dalla Gabanelli a Report: acque cristalline, sabbia immacolata, cielo verdeazzurro, ville strepitose. Insomma, nell’immaginario collettivo, il classico luogo da sogno.
Che Antigua possa suscitare simili impressioni lo sa molto bene la scrittrice Jamaica Kincaid che proprio nella capitale Saint John’s è nata nel 1949: «Per molti Antigua è soltanto un’isola di spiagge bianchissime accarezzate dagli alisei, una per ciascun giorno». Ma Antigua non è soltanto questo. E proprio per far conoscere al mondo l’altro volto del paradiso caraibico scoperto da Cristoforo Colombo nel 1493, colonia britannica fino al 1967, Kincaid scrisse nel 1988 un libretto, tradotto poi nel 2000 in italiano per Adelphi, intitolato “Un posto piccolo”.
Qui, con una scrittura molto efficace e diretta, si vengono a sapere tante cose di quel che vi succede (o succedeva) senza fare sconti a nessuno. Per esempio: chi abita le ville più lussuose (pag. 18-19); e come i fratelli Barclay, fondatori della Barclays bank fecero i soldi (pag. 32-33); e si domanda al turista europeo “bianco” (pag.41) «Perché ciò che la gente come me ha imparato da voi si limiti solo a come imprigionarsi e uccidersi a vicenda, come governare malamente e come prendere le ricchezze del nostro Paese e depositarle su conti svizzeri? Perché ciò che abbiamo imparato da voi si limiti solo a come corrompere la società e a come diventare dei tiranni?».
A pagina 62-63, poi, si può leggere:

Il servizio di televisione via cavo è di proprietà di un ministro del governo, figlio del Primo Ministro. I pali che reggono i cavi sono vecchi e marci, sprofondano e crollano sotto il peso di fili e cavi. Quando crollano il governo li sostituisce con pali nuovi e chi ha la concessione della televisione via cavo non deve pagare nulla. Alcuni ministri hanno avviato attività economiche proprie, e il governo stesso ne è il cliente principale; quindi il governo dichiara che solo una certa impresa è autorizzata a importare le merci vendute dalla società in questione e compie strenui sforzi per nasconderne i veri proprietari.

Chissà se il 4% del sondaggio di Pagnoncelli, dopo aver letto questo istruttivo libretto, continuerebbe a pensarla allo stesso modo.

Francesco Maggio

Economista e giornalista, già ricercatore a Nomisma e a lungo collaboratore de Il Sole24Ore, da molti anni si occupa dei rapporti tra etica, economia e società civile. Tra i suoi libri: I soldi buoni, Nonprofit (con G.P. Barbetta), Economia inceppata, La bella economia, Bluff economy. Email: f.maggio.fm@gmail.com