Dal Paese dei Cervelli Esuli

Il motivo per cui latito nel blog è il mio recente trasferimento a Berlino. Con la scusa di una mostra che terrò qui il 6 Maggio, presso la galleria Cell63, ho deciso di allargare la schiera dei cervelli in fuga.

Wilkommen in Berlin

Dire che Berlino è assediata da Cervelli Creativi In Fuga dall’ Italia (e non solo) è inutilmente ridondante; l’ ottima offerta culturale e la vivibilità della città la rendono una delle mete predilette dei creativi squattrinati in cerca di un luogo economico e stimolante dove vivere. Basti dire che solo al mio corso di lingua il 15% è qua per amore, l’84% perchè è videomaker, artista, fumettista o architetto e l’ 1% per entrambi i motivi.

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Di interessanti blog di Italiani a Berlino è pieno il web, dunque non intendo tediarvi condividendo ciò che tutti sanno o che altri hanno detto meglio di me. Voglio però condividere le cose più stupide che ho imparato in questi 25 giorni, in ordine cronologico, anche solo per ricordarmele.

Giorno 3: Sono un pessimo cuoco. Ma quando il mio coinquilino ha assaggiato gli avanzi della mia pasta di due giorni e mi ha detto che era “exquisit” ho capito che tutti gli stereotipi sono veri.

Pensatela vecchia di due giorni

Giorno 9: Non capire una parola di quello che le persone dicono è un ottima prova pratica della nostra discendenza dalle scimmie. Da cui la formula: Etologia + linguaggio = Psicologia.

Giorno 11: Qua si prende una multa anche se il biglietto è scaduto da 8 minuti. Quando ho detto “suvvia sono solo 8 minuti” il suo sguardo di profonda incomprensione mi ha fatto sentire ridicolo. Evidentemente non ho imparato bene la lezione del giorno 3.

Giorno 14: Imparo parole. “bombensicher” vuol dire “a bomba” e  “Donaudampfschiffahrtselektrizitätenhauptbetriebswerkbauunterbeamtengesellschaft” vuol dire “Associazione dei sottufficiali per la gestione dell’ufficio centrale della compagnia di battelli elettrici sul Danubio”.

Ahahaha!

Giorno 18: Un Tedesco ha provato a farmi capire una barzelletta su Goethe e Schiller. Ho capito che Schiller chiede una penna a Goethe, lui risponde qualcosa riguardo al colore blu e lì dovevo ridere.

Giorno 23: Sulla metro ho incontrato un uomo vestito da Gandalf (con tanto di pipa) ed una ragazza vestita da scolaretta con minigonna e treccine. Uno di loro era un controllore, indovinate quale.

Lui?

Giorno 25: Il pubblico Berlinese è cortese e spietato. Ero a teatro (il Volksbühne) ed hanno applaudito un musicista biondo-barba-incolta-cappello-grunge-che-suona-canzoni-d’amore-strazianti-e-monotone a metà pezzo per farlo andare via. Lui non capiva ed allora hanno cominciato a ridere ad ogni strofa melensa e lui ha capito.

...o lei?

La cosa più importante però è arrivata il Giorno 11: Cioè che a Berlino il clima è una merda, la cucina incomparabile alla nostra, la lingua interessante ma complessa, la città bellissima ma neanche troppo paragonata ad alcune città italiane. Eppure si sta molto, molto meglio rispetto all’Italia. Pensare quanto si starebbe bene a casa se fosse amministrata in modo non dico buono, ma  vagamente decente, è immediato.