Göbbels, forse, tutti i torti non li aveva

Dalla sera del terremoto gli inserzionisti televisivi hanno bloccato tutte le pubblicità, non sarebbe stato molto utile per l’immagine di un marchio reclamizzarlo cinicamente durante un’emergenza di quella portata. Sì, ma negli intervalli delle dirette dagli studi e degli inviati cosa far passare? Le pubblicità progresso hanno tappato i buchi per settimane. Ce ne sono quattro o cinque che ci hanno martellato, ma questa è la più accattivante.

Usando dei giochi di parole propugna il messaggio che usando spesso le espressioni di saluto, di ringraziamento e in generale la cortesia, è più facile fare nuovi amici.
 Non c’è giapponese che nell’ultimo mese non abbia visto questo spot almeno un centinaio di volte, esce letteralmente dalle orecchie di chiunque, anche perché ha continuato ad andare in onda anche dopo che le pubblicità di prodotti sono tornate ad affollare i programmi televisivi.
 Ora uno si aspetterebbe che questa imposizione avesse sfinito tutti, che tutti ormai odiassimo a morte la pubblicità progresso e a questo punto anche la cortesia in generale e quelle maledettissime espressioni gentili corredate da animaletti odiosi che ne sono evocati tramite un gioco di parole. 
Invece no. Almeno, non sempre.

Una parte considerevole di pubblico ormai ne è schiava, ne ha bisogno. In giro si sentono usare gli stessi giochi di parole, e a volte sento addirittura cantare il motivetto, soprattutto quando la gente beve e perde i freni inibitori. 
Come è possibile che somministrando a forza una qualsiasi cosa poi le persone ci si abituino e comincino a volerne appena questa gli viene tolta? Non ho mai studiato questi meccanismi, ma ho il sospetto che la pubblicità, quasi senza eccezioni, faccia leva su questo istinto umano del loop, di un sentimento di tranquillità mantenuto dalla ripetizione di alcune formule.
 Tutto questo mi ha fatto paura, anche perché io stesso, a volte, canticchio la canzone inconsciamente e lo stesso fatto che ne stia parlando qui sul mio blog vorrà pur dire qualcosa.

Flavio Parisi

Flavio Parisi @pesceriso vive in Giappone dal 2004, insegna italiano all'Istituto Italiano di Cultura di Tokyo, e l'opera lirica in una università giapponese. Il suo blog personale è Pesceriso.