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  • Mercoledì 15 giugno 2022

Cosa capite quando qualcuno vi dice “ci vediamo venerdì prossimo”?

Matt Damon portrays an astronaut who must draw upon his ingenuity to survive on a hostile planet.
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L’esperto di comunicazione politica Lorenzo Pregliasco ha fatto un sondaggio su Twitter su un dubbio linguistico che probabilmente hanno avuto in diversi, almeno una volta: se nella giornata di mercoledì una persona dice a un’altra «ci vediamo venerdì prossimo», intende darle appuntamento dopo due giorni oppure nove, cioè il venerdì della settimana seguente? Può sembrare ovvio per qualcuno, ma al momento le oltre seimila persone che hanno risposto al sondaggio si sono in realtà divise: il 55 per cento ha scelto la prima risposta, il 45 per cento la seconda.

La posizione dell’Accademia della Crusca, l’istituzione più autorevole sulla lingua italiana, è molto netta: «l’aggettivo prossimo unito ad unità temporali» come per esempio i giorni della settimana «indica la prima unità di tempo successiva al momento dell’enunciazione. Questo significa che il mese o il giorno cui si fa riferimento nella frase è il primo che arriva rispetto al momento in cui pronuncio la frase». Anche l’enciclopedia Treccani contiene una definizione simile. Se sto parlando di mercoledì e dico «venerdì prossimo», insomma, l’interpretazione più condivisa dagli studiosi è che si intenda «fra due giorni».

Poi però esiste il piano della lingua usata tutti i giorni, in cui molte persone per semplicità ed economia del discorso si limitano a usare soltanto il giorno della settimana in questione, se non è ancora arrivato: «ci vediamo venerdì», se detto mercoledì, non lascia dubbi. Il fatto che una persona aggiunga «prossimo» genera una certa ambiguità: se non si è limitata a dire «venerdì», potrebbe pensare l’interlocutore, è perché intende il venerdì della settimana successiva.

Treccani sostiene addirittura che per essere più chiari bisognerebbe dire «venerdì prossimo venturo», dato che “venturo” significa “immediatamente successivo” e quindi eliminerebbe ogni dubbio sul termine temporale. In realtà “venturo” è una parola desueta, ormai scomparsa dalla lingua di tutti i giorni, che probabilmente oggi genera per lo più spaesamento tra chi la sente. Usare “venturo” è insomma uno di quei casi in cui l’utilizzo di una forma teoricamente più corretta può generare più che altro confusione e fraintendimenti.