La scuola di Roma che descrive i suoi studenti dividendoli per classi sociali

La scuola di Roma che descrive i suoi studenti dividendoli per classi sociali

Circola molto online – grazie a una prima segnalazione di Leggo – il testo che una scuola di Roma pubblica sul proprio sito istituzionale, e che divide gli studenti in classi sociali a seconda della sede in cui studiano. La scuola in questione è l’Istituto Comprensivo “Via Trionfale”, che è suddiviso in quattro plessi distribuiti nei municipi XIV e XV di Roma, e che comprende classi di scuola dell’Infanzia, di scuola primaria e di scuola secondaria di I grado. Nella sezione del sito in cui viene presentata la scuola, si legge che «l’ampiezza del territorio rende ragione della disomogeneità della tipologia dell’utenza che appartiene a fasce socio-culturali assai diversificate», e la descrizione prosegue con una dettagliata suddivisione dell’estrazione sociale degli alunni delle varie sedi:

La sede di via Trionfale e il plesso di via Taverna accolgono, infatti, alunni  appartenenti a famiglie del ceto medio-alto, mentre il Plesso di via Assarotti, situato nel cuore del quartiere popolare di Monte Mario, accoglie  alunni di estrazione sociale medio-bassa e conta, tra gli iscritti, il maggior numero di alunni con cittadinanza non italiana; il plesso di via Vallombrosa, sulla via Cortina d’Ampezzo, accoglie, invece, prevalentemente alunni appartenenti a famiglie dell’alta borghesia assieme ai figli dei lavoratori dipendenti occupati presso queste famiglie (colf, badanti, autisti, e simili).

Dopo la pubblicazione dell’articolo, la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha scritto su Facebook che «la scuola dovrebbe sempre operare per favorire l’inclusione. Descrivere e pubblicare la propria popolazione scolastica per censo non ha senso. Mi auguro che l’istituto romano di cui ci racconta oggi Leggo possa dare motivate ragioni di questa scelta. Che comunque non condivido».

L’incidente di Fernando Alonso sulle dune del Rally Dakar

L'incidente di Fernando Alonso sulle dune del Rally Dakar

Fernando Alonso, ex pilota spagnolo di Formula 1, si è capottato nella tappa di oggi del Rally Dakar (Haradh-Shubaytah) nel deserto saudita. Alla guida della Toyota Hilux del team Gazoo Racing insieme al connazionale Marc Coma, Alonso ha affrontato spedito una duna ma è stato tratto in inganno dal versante nascosto, ha perso il contatto con la sabbia e si è ribaltato più volte. Alonso e Coma ne sono usciti illesi, ma la loro Toyota ha subito danni che hanno contribuito ad aumentare il ritardo del team nella tappa. Dopo le prime nove corse, l’ex campione del mondo di Formula 1 si trova oltre la trentesima posizione nella classifica generale che attualmente vede al primo posto lo spagnolo Carlos Sainz.

Per Alonso la Dakar è l’ultima sfida intrapresa dopo la sospensione della carriera in Formula 1. Finora ha vinto la 24 Ore di Le Mans e ha partecipato alla 500 Miglia di Indianapolis, che non ha vinto ma alla quale si dovrebbe ripresentare quest’anno. La sua presenza alla Dakar sta ridando rilevanza a un evento che negli ultimi anni, soprattutto dopo il trasferimento dall’Africa al Sud America, ha perso molta della sua popolarità.

Davvero i vombati stanno aiutando gli altri animali a salvarsi dagli incendi in Australia?

Davvero i vombati stanno aiutando gli altri animali a salvarsi dagli incendi in Australia?

Nel weekend ha avuto decine di migliaia di condivisioni un tweet che raccontava una storia piuttosto sorprendente sugli incendi che da settimane stanno devastando l’Australia, causando enormi danni agli ecosistemi e alla fauna locale. La storia riguarda i vombati, marsupiali australiani simili a grosse marmotte solitamente molto ostili agli intrusi, che sarebbero stati osservati mentre ammettevano nelle loro tane sotterranee animali di altre specie per offrire rifugio dagli incendi. In certi casi, diceva il tweet, i vombati li avrebbero addirittura guidati alla salvezza conducendoli sottoterra.

La notizia ha generato moltissimo interesse e anche un po’ di scetticismo, e su Twitter alcuni etologi interpellati da utenti perplessi si sono espressi. David Hamilton, ecologo che in Australia studia il comportamento dei diavoli della Tasmania, ha detto di dubitare che le cose stiano esattamente come raccontate. Ha spiegato però che visto che le tane dei vombati sono molto grandi, altri animali potrebbero benissimo averne approfittato per ripararsi. Ma l’ipotesi che i vombati abbiano guidato alla salvezza altri animali «semplicemente non ha senso: è un comportamento estremamente rischioso e insolito, con pochi apparenti vantaggi».

Jack Ashby, esperto di mammiferi australiani e capo del museo zoologico dell’Università di Cambridge, ha concordato con Hamilton: «i vombati sono ovviamente meravigliosi e importanti per l’ambiente, ma è una forzatura pensare che abbiano deliberatamente “aiutato”». La notizia peraltro era stata diffusa anche dall’account Instagram di Greenpeace Nuova Zelanda, che però poi l’ha corretta segnalandola come falsa.

– Leggi anche: Quanti animali sono morti negli incendi in Australia?

Un’ultima cosa da sapere sui vombati è che normalmente non sono grandi come quello in foto, che si chiamava Patrick ed era il più vecchio e probabilmente il più grande a essere mai vissuto: normalmente sono più piccoli, anche se arrivano comunque a un metro di lunghezza. Una delle loro caratteristiche più note è che fanno la cacca a cubetti: non è chiaro perché, anche se un’ipotesi – recentemente messa in discussione da alcuni scienziati – è che serva a non farla rotolare via e a marcare così più efficacemente il territorio.

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