La foto del presidente di Israele con parrucca e barba finta

La foto del presidente di Israele con parrucca e barba finta

Lo Shin Bet, l’agenzia di intelligence di Israele che si occupa di sicurezza interna, ha reso pubblica una foto del presidente israeliano Reuven Rivlin mentre, con una parrucca folta e una barba finta, passeggia attorniato da agenti. Rivlin, che ha 81 anni, di solito è rasato e ha capelli radi e bianchi. La foto è senza data, ed è stata resa pubblica per celebrare il presidente, che mercoledì ha concluso il suo mandato e negli anni si è fatto una certa fama nel paese come politico alla mano e vicino ai cittadini. Assieme alla foto, lo Shin Bet ha pubblicato un comunicato in cui spiega: «Per alcune ore, il presidente ha goduto dell’assoluto anonimato assieme ad agenti dello Shin Bet, che sono ben addestrati nel lavoro sotto copertura, per proteggere senza essere notati». L’agenzia ha inoltre ringraziato Rivlin per i suoi «anni di importante lavoro per lo stato di Israele».

Rivlin è uno storico militante del Likud, lo stesso partito di centrodestra dell’ex primo ministro Benjamin Netanyahu. È stato presidente per sette anni, durante i quali in Israele si sono tenute cinque elezioni. Sarà sostituito da Isaac Herzog del Partito Laburista, di centrosinistra.

Se pensate ancora ai rigori dell’Italia, dovreste vedere quelli di Argentina-Colombia

Se pensate ancora ai rigori dell’Italia, dovreste vedere quelli di Argentina-Colombia

Nella notte tra martedì e mercoledì, qualche ora dopo Italia-Spagna, in Brasile si è giocata Argentina-Colombia, seconda semifinale della Copa America, il torneo continentale del calcio sudamericano. Anche questa semifinale è finita ai calci di rigore, dopo l’1-1 dei tempi regolamentari con i gol di Lautaro Martinez e Luis Diaz. Ai rigori il portiere argentino Emiliano Martinez ne ha parati tre ed è stato decisivo per la vittoria finale. La partita si è giocata a Brasilia, a porte chiuse, e così si sono potuti sentire tutti gli improperi e le minacce urlate da Martinez ai calciatori colombiani, che pare abbiano avuto effetto.

Dopo un rigore sbagliato dalla Colombia, anche Lionel Messi ha avuto qualcosa da dire al difensore avversario Yerry Mina, suo ex compagno di squadra al Barcellona: gli urlato «balla ora! balla ora!», perché ai quarti contro l’Uruguay Mina aveva ballato sul dischetto dopo aver segnato.

Con la vittoria ai rigori, l’Argentina si è qualificata alla finale di Copa America, che giocherà domenica notte contro gli storici rivali del Brasile, che nella loro semifinale hanno eliminato il Perù.

Il primo incontro tra i leader separatisti catalani dopo quasi quattro anni

Il primo incontro tra i leader separatisti catalani dopo quasi quattro anni

Dopo quasi quattro anni, 1.349 giorni per la precisione, l’ex presidente catalano Carles Puigdemont si è nuovamente incontrato faccia-a-faccia con Oriol Junqueras, che fu il vice di Puigdemont nel governo regionale che nell’ottobre 2017 dichiarò unilateralmente l’indipendenza della Catalogna dalla Spagna. I due non si incontravano da allora, perché appena dopo la dichiarazione di indipendenza Puigdemont fuggì in Belgio per non sottoporsi al giudizio di un tribunale spagnolo, mentre Junqueras decise di rimanere in Spagna e fu arrestato e poi condannato a 13 anni di carcere per i reati di malversazione e sedizione, che indica una rivolta pubblica contro le autorità. L’incontro è avvenuto a Waterloo, in Belgio, ed è stato possibile a seguito della grazia concessa a giugno dal primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ai leader separatisti catalani condannati, tra cui proprio Junqueras.

L’incontro è finito su tutte le homepage dei siti spagnoli non solo perché Puigdemont e Junqueras erano i due esponenti più importanti e influenti di quel governo indipendentista (non sono comunque dello stesso partito: Puigdemont è di centrodestra, Junqueras di sinistra); ma anche perché negli ultimi quattro anni si era discusso moltissimo del rapporto tra i due, delle tensioni che c’erano allora e della presunta delusione e frustrazione provata da Junqueras a causa della fuga di Puigdemont in Belgio. I due hanno comunque voluto chiarire che l’incontro non è stato dettato da motivi politici, ma è stato “personale”.

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