Le nuove divise della squadra di calcio del Reading, sul cambiamento climatico

Le nuove divise della squadra di calcio del Reading, sul cambiamento climatico

Il Reading, squadra di calcio della seconda divisione inglese, ha presentato le nuove divise con cui giocherà le partite di casa nella prossima stagione: oltre ai soliti colori della squadra, il blu e il bianco, sulle maniche delle magliette e sui pantaloncini sono rappresentate con strisce di colori diversi le temperature medie registrate in città dal 1871 a oggi, cioè dalla fondazione della squadra. Il blu è associato alle temperature più fredde della media, il rosso alle temperature più calde della media: naturalmente dal disegno è molto evidente come le temperature si siano alzate in maniera preoccupante negli ultimi anni, a causa del cambiamento climatico.

La rappresentazione grafica delle temperature è stata realizzata con l’aiuto del professore e scienziato del clima Ed Hawkins, dell’università di Reading. Le magliette sono fatte con materiale ricavato dal riciclo di bottigliette di plastica e potranno essere riciclate anche in futuro. L’obiettivo dell’iniziativa è sensibilizzare le persone sul tema del riscaldamento globale e stimolare le conversazioni tra i tifosi del Reading al riguardo. La squadra ha anche detto che ha intenzione di ridurre il suo impatto ambientale generale con altre iniziative. Reading si trova in Inghilterra, una settantina di chilometri a ovest di Londra. Nell’ultima settimana, nel paese, sono state registrate le temperature più alte della sua storia.

Queste luci riprese da un aereo in volo sono pescherecci

Queste luci riprese da un aereo in volo sono pescherecci

Nei giorni scorsi alcune fotografie pubblicate su Facebook dal meteorologo statunitense James Spann e attribuite a un pilota di aerei hanno attirato diverse attenzioni su altri siti e generato una discussione molto seguita su Reddit. Le immagini mostrano la rifrazione di un insieme di luci rosse molto luminose attraverso un banco di nubi, osservate da un aereo in volo di mattina presto a circa 11 mila metri su un tratto dell’oceano Pacifico settentrionale.

Spann, che pubblica spesso e commenta le fotografie che gli vengono inviate dalle persone che lo seguono, ha escluso che potesse trattarsi di un fenomeno atmosferico e tantomeno di una qualche eruzione vulcanica sottomarina. E ha ipotizzato che la sorgente luminosa potesse provenire da pescherecci in mare aperto o da navi impegnate in esercitazioni militari.

Come confermato poi a Spann da un ex amministratore della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), l’agenzia statunitense che si occupa di studi meteorologici e oceanici, la luce proveniva con ogni probabilità da pescherecci che utilizzano lampade a LED molto potenti per attirare e pescare calamari e lucci sauri. Il luccio sauro è una specie endemica nel Pacifico, che nuota spesso in superficie ed è molto utilizzata nella cucina asiatica (è simile alla costardella che si pesca nel Mediterraneo).

In un video allegato alle fotografie pubblicate da Spann si nota anche una delle luci cambiare colore durante l’osservazione aerea.

Le presunte coordinate del volo permettono di verificare effettivamente la presenza di pescherecci e attività di pesca nel luogo, nel giorno e nell’orario indicati. La ricerca è possibile grazie al sito di Global Fishing Watch, l’organizzazione internazionale – cofinanziata dalla Leonardo DiCaprio Foundation – che si occupa di sensibilizzare sulla conservazione degli ambienti marini. Utilizza tecnologie satellitari per controllare gli spostamenti dei pescherecci e ricostruire le loro attività in mare per scoprire eventuali irregolarità.

Anche la ricerca tramite Worldview, un sistema di osservazioni satellitari della Terra fornito dalla NASA, permette di rilevare le luci nel luogo e nel giorno del volo. In passato, la rifrazione di luci verdi prodotte dalle lampade utilizzate per queste attività di pesca è stata spesso oggetto di osservazioni suggestive anche dalla Stazione spaziale internazionale.

Qualcuno lascia piccoli squali morti nei punti di immersione di Marciana Marina, all’Isola d’Elba

Qualcuno lascia piccoli squali morti nei punti di immersione di Marciana Marina, all'Isola d'Elba

Negli ultimi mesi gli appassionati di immersioni subacquee che frequentano Marciana Marina, all’Isola d’Elba, hanno più volte visto razze e piccoli squali morti sui fondali dei punti di immersione. Lo ha segnalato Legambiente Arcipelago Toscano con un post su Facebook in cui si spiega che è improbabile che siano animali morti accidentalmente: i corpi mostrano «segni lasciati dall’attività di pesca» e nell’ultima occasione sono stati trovati gattopardi legati con un filo da pesca. Secondo l’organizzazione, è possibile che i responsabili siano uno o più pescatori contrari all’installazione di boe che sono state «posizionate sui punti di immersione per permettere ai diving center di ormeggiare senza dare fondo alle ancore»: è un modo per proteggere i fondali, che però limita la pesca nelle zone vicine.

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