Negli ultimi giorni è diventata virale online una foto pubblicata il 9 giugno dall’account Instagram del parco archeologico di Pompei, la città romana distrutta nel 79 d.C. da un’eruzione del Vesuvio. La foto mostra un uomo carbonizzato, sdraiato a terra a gambe larghe e con la mano destra all’altezza dell’inguine. Per via di questa posa diversi utenti di vari social network hanno ipotizzato che quest’uomo sia morto mentre si stava masturbando, ma probabilmente le cose non sono andate in questo modo.
This man saw his entire world crumbling to fire and ash and decided to crank one out before facing eternity. Legend. https://t.co/KSBhPXfVOB
— Andre (@andredoesthings) July 2, 2017
Masturbating man, Pompeii, 79 CE pic.twitter.com/EPA2b17Vmd
— Persian Rose (@PersianRose1) July 2, 2017
Parlando col sito di news Daily Dot, il vulcanologo ed esperto di Pompei Pier Paolo Petrone ha spiegato che «non c’è modo di provare l’esistenza di nessun “uomo masturbante”». I corpi delle persone morte a Pompei si trovano in posizioni “strane” perché l’eccessivo calore – che secondo una delle teorie principali su Pompei è stata la vera causa di morte della popolazione – le ha piegate in una posizione apparentemente innaturale, e diversa da quella che avevano nei loro ultimi secondi di vita. È il motivo per esempio per cui alcuni corpi si sono conservati in una posizione simile a quella assunta dai pugili prima di ricevere un colpo. Le teorie più accreditate su Pompei concordano inoltre sul fatto che gli abitanti della città siano morti nel giro di pochi secondi, cosa che probabilmente ha impedito loro di decidere come disporre degli ultimi momenti della loro vita.