Le conseguenze delle disastrose inondazioni nella pianura del fiume Indo, in Pakistan

Le conseguenze delle disastrose inondazioni nella pianura del fiume Indo, in Pakistan

Le immagini satellitari raccolte grazie al sensore MODIS (Moderate Resolution Imaging Spectroradiometer) della NASA mostrano le conseguenze delle intense piogge che negli ultimi due mesi hanno provocato oltre mille morti e danni enormi in molte zone del Pakistan. Il confronto tra le immagini della pianura attraversata dal fiume Indo (nel sud-est del paese) scattate il 27 agosto del 2021 e il 28 agosto di quest’anno evidenzia la differenza tra gli effetti di una normale stagione dei monsoni e quelli delle disastrose inondazioni dell’ultimo periodo.

L’Autorità del Pakistan che si occupa della gestione delle emergenze (NDMA) ha fatto sapere che dalla metà di giugno a oggi sono morte almeno 1.162 persone, mentre più di 3.500 sono state ferite e oltre 30 milioni sono rimaste senza casa. Sempre secondo la NDMA sono stati distrutti 162 ponti e sono morti più di 735mila capi di bestiame. Le autorità sanitarie del paese hanno già riscontrato un aumento dei casi di diarrea e malaria e hanno avvertito del rischio che a causa della situazione di emergenza si sviluppino focolai di dissenteria, colera e altre malattie infettive.

Le formiche non celebrano funerali, ma possono cercare di nascondere il cibo

Le formiche non celebrano funerali, ma possono cercare di nascondere il cibo

Domenica la poeta americana Sophie Klahr stava passeggiando nella sua città nel North Carolina quando si è accorta di un bizzarro fenomeno: a terra, nelle vicinanze di una koelreuteria, un albero che produce numerosissimi fiorellini gialli, c’erano cinque o sei api morte circondate da mucchietti di petali, in una maniera evidentemente non accidentale. Incuriosita, Klahr ha pubblicato su Twitter due fotografie dei mucchietti e delle api, chiedendo se qualche scienziato potesse spiegarle cosa stava guardando e moltissime persone hanno ipotizzato delle teorie. In un successivo tweet Klahr ha anche condiviso un video in cui si vede che tra petali e api ci sono numerose formiche affaccendate.

Qualcuno ha scherzato dicendo che le api erano state uccise da un serial killer, altri hanno ipotizzato che le formiche stessero celebrando una specie di funerale alle api, e per tutta risposta hanno ricevuto accuse di antropomorfizzazione, ciò che facciamo quando attribuiamo a comportamenti di altre specie animali significati umani. La spiegazione più convincente è quella suggerita dall’entomologo Terry McGlynn, ricercatore del Museo di Storia Naturale della Contea di Los Angeles, che ha ricordato che le formiche guerriere (Solenopsis invicta) sono note per seppellire il cibo – solitamente cadaveri di altri insetti – che non sono in grado di trasportare per nasconderlo ed evitare che venga mangiato da altri animali. «Su un marciapiede pulito, presumo che i petali fossero l’unico materiale a disposizione».

Gli sfuggenti “spettri rossi” fotografati nel deserto di Atacama, in Cile

Gli sfuggenti "spettri rossi" fotografati nel deserto di Atacama, in Cile

Lo European Southern Observatory (ESO), tra le più importanti organizzazioni astronomiche internazionali, ha di recente condiviso l’immagine di alcuni “spettri rossi” fotografati all’orizzonte a La Silla, nel mezzo del deserto di Atacama, in Cile. Il fenomeno atmosferico è noto da tempo, ma non è ancora completamente compreso: le strisce luminose rosse sono una forma di fulmini che si verificano in quota sopra alle nubi dei temporali; di solito il processo fa sì che l’elettricità prodotta venga scaricata in alto nell’atmosfera, fino a 90 chilometri di altitudine.

(Zdenek Bardon/ESO)

Osservare e fotografare gli “spettri rossi” non è per nulla semplice, perché appaiono deboli all’orizzonte e solo in determinate condizioni. Erano stati fotografati per la prima volta alla fine degli Ottanta, provocando grande interesse tra i meteorologi.

Come spiega l’ESO: «Sullo sfondo della fotografia appare una tonalità verde, nota come luminescenza notturna. Durante il giorno, la luce solare sottrae elettroni all’azoto e all’ossigeno dell’atmosfera terrestre e, di notte, questi elettroni si ricombinano con gli atomi e le molecole, facendoli brillare. Di solito, l’airglow può essere visto solo in cieli molto bui, dove non c’è inquinamento luminoso».

(Zdenek Bardon/ESO)

I telescopi dell’ESO a La Silla si trovano a una quota di oltre 2.400 metri e, grazie alla mancanza di inquinamento luminoso, il luogo è ideale per compiere le osservazioni.

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