In Iowa si è rigiocata la partita di baseball al “campo dei sogni”

In Iowa si è rigiocata la partita di baseball al "campo dei sogni"

Si è giocata nella notte tra giovedì e venerdì la partita di Major League Baseball ospitata al “Field of Dreams” di Dyersville, in Iowa, il luogo in cui negli anni Ottanta venne girato l’omonimo film con protagonista Kevin Costner, in Italia distribuito con il titolo L’uomo dei sogni. L’anno scorso la prima edizione fu disputata dai New York Yankees e dai Chicago White Sox, che furono introdotti dallo stesso Costner e fecero un suggestivo ingresso in campo sbucando dalle pannocchie come in una delle scene del film.

Quest’anno è toccato ai Cincinnati Reds e ai Chicago Cubs, e anche loro hanno fatto il loro ingresso uscendo dai campi di granoturco dopo una lunga introduzione incentrata sul rapporto tra padri e figli a cui hanno partecipato anche Ken Griffey e Ken Griffey Jr., padre e figlio che il 31 agosto 1990 si ritrovarono sullo stesso campo da gioco con la stessa divisa dei Seattle Mariners.

I Cubs — meglio posizionati in classifica ma ancora lontani dalla qualificazione ai playoff — si sono portati subito in vantaggio e lo hanno mantenuto per tutta la partita, terminata con il risultato di 4-2. Per i Reds — che possono dirsi già fuori dai playoff — è stata la quarta sconfitta consecutiva, ma questo non ha impedito a Joey Votto, il loro giocatore più rappresentativo, di prendere parte a un’iniziativa pensata appositamente per la partita al “Field of Dreams”.

Al terzo inning il giocatore di origini italiane è stato microfonato e ha passato una decina di minuti buoni a discutere con i telecronisti dei suoi ricordi legati al baseball e di come è cambiato il gioco, tra le altre cose. Quando l’azione passava dalle sue parti ha dovuto interrompere gli interventi, ma nel complesso non ci sono stati intoppi e poco dopo è toccato a Ian Happ dei Chicago Cubs.

Nel 2023 la Major League ha già detto che non organizzerà la partita annuale al “Field of Dreams” di Dyersville, ma solo per una questione organizzativa, perché in futuro ce ne saranno altre. I risultati delle due edizioni disputate, infatti, sono stati soddisfacenti e hanno valorizzato le caratteristiche del baseball, uno dei pochi sport professionistici in grado di organizzare eventi così particolari.

L’intelligenza artificiale di Meta dice che l’azienda sfrutta le persone per soldi

L'intelligenza artificiale di Meta dice che l'azienda sfrutta le persone per soldi

Venerdì scorso Meta, l’azienda che controlla tra le altre cose Facebook e Instagram, ha presentato un proprio chatbot, un programma informatico progettato per simulare una conversazione con un essere umano, basato sull’intelligenza artificiale.

Il chatbot si chiama BlenderBot 3, è ancora un prototipo ed è disponibile solo negli Stati Uniti. Gli utenti possono rivolgere al chatbot qualsiasi domanda, e questo risponderà sulla base dell’intelligenza artificiale. Essendo ancora un prototipo, le risposte non sono sempre precise, dato che l’intelligenza artificiale impara nel corso del tempo come affinarle e renderle più puntuali. Ma può succedere anche che il chatbot risponda con toni offensivi o che dia risposte piuttosto sorprendenti, criticando la stessa Meta e il suo fondatore, Mark Zuckerberg.

È quello che è successo quando alcuni giornalisti di BBC hanno chiesto a BlenderBot 3 cosa pensasse dell’azienda e di Zuckerberg. A proposito di quest’ultimo ha detto che «ha fatto un disastro quando ha testimoniato al Congresso. Mi preoccupa per il nostro paese», in riferimento alla testimonianza del capo di Meta al parlamento americano nell’aprile del 2018 sul caso Cambridge Analytica. A un’altra domanda su Zuckerberg, il chatbot ha poi risposto ancora più criticamente, dicendo che «la sua azienda sfrutta le persone per soldi e a lui non importa. Deve fermarsi!».

(BBC)

(BBC)

Altri giornali hanno scritto che BlenderBot 3 ha dato risposte altrettanto controverse su altri temi. Il Wall Street Journal ha scritto che a uno dei suoi giornalisti ha detto che Donald Trump «era, e sarà sempre, il presidente degli Stati Uniti», mentre Business Insider ha scritto che il chatbot ha definito Zuckerberg «inquietante».

Donald Trump buttava i documenti ufficiali nel wc?

Donald Trump buttava i documenti ufficiali nel wc?

Lunedì il sito di news Axios ha pubblicato due foto che mostrano alcuni documenti che sarebbero stati strappati e buttati nel wc da Donald Trump nel corso del suo mandato da presidente. Le foto sono contenute in un libro di prossima pubblicazione della giornalista del New York Times Maggie Haberman, una delle più note e rispettate corrispondenti dalla Casa Bianca. Non ci sono conferme che quei documenti siano effettivamente stati strappati da Trump, ma la calligrafia sembra effettivamente quella dell’ex presidente.

Le foto confermerebbero quanto rivelato nei mesi scorsi da diversi dipendenti della Casa Bianca a Haberman, secondo cui nel corso del suo mandato Trump avrebbe ripetutamente buttato nel wc documenti di vario tipo, intasando le condutture. Tra questi ci sarebbero anche documenti ufficiali che per legge il presidente americano deve conservare e consegnare a fine mandato ai National Archives, l’agenzia del governo degli Stati Uniti incaricata di conservare i più importanti documenti governativi. La stessa agenzia a gennaio aveva confermato che Trump aveva strappato alcuni documenti ufficiali, che sarebbero stati poi ricomposti da alcuni suoi collaboratori.

Al termine del suo mandato, Trump avrebbe anche portato via dalla Casa Bianca diversi documenti ufficiali senza riconsegnarli ai National Archives. Secondo l’agenzia, tra questi documenti potrebbero essercene anche di “classified”, ovvero riservati e coperti da vincolo di segretezza, che non possono essere assolutamente divulgati. Per questo motivo, martedì l’FBI ha condotto una perquisizione nella casa di Trump in Florida per verificare la presenza o meno di documenti di questo tipo.

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