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  • Mercoledì 30 marzo 2016

La risposta di Wentworth Miller a un meme sul suo ingrassamento

Wentworth Miller, attore statunitense famoso soprattutto per aver interpretato il ruolo di Michael Scofield in “Prison Break”, ha risposto a un meme che lo riguardava attraverso un lungo post su Facebook, che nelle ultime ore è circolato moltissimo.
Nel meme si vedono due foto di Miller, una scelta dalla campagna promozionale di una delle stagioni di “Prison Break” e l’altra scattata da un paparazzo qualche anno dopo, in un periodo in cui Miller stava pensando di smettere di lavorare a causa di una grave e lunga depressione.
Il meme prende in giro la differenza di peso di Miller nelle due foto e, giocando sul suo ruolo in “Prison Break”, dice: «quando esci di prigione e scopri che i McDonald’s sono ovunque». Nel lungo post che ha pubblicato su Facebook, Miller racconta del periodo a cui risale la seconda foto, quando era depresso, e di come il cibo in quel momento fosse il suo unico sollievo. E coglie l’occasione per condividere la sua esperienza e invitare chi si trovi nella situazione in cui si è trovato lui ad avere la forza di chiedere aiuto.

Oggi su Internet circola un meme che mi riguarda. Non è la prima volta che capita, eppure questo è diverso da tutti gli altri. Nel 2010 avevo quasi smesso di recitare e stavo cercando di starmene un po’ per i fatti miei, per molte ragioni. La prima, e più importante, è che volevo suicidarmi. Ho già scritto e parlato diverse volte di quel periodo della mia vita, ma allora soffrivo in silenzio. Come capita a tante altre persone. Lo sapevano in pochi, quanto stavo male.
Stavo male, mi vergognavo, mi sentivo inutile. E le voci nella mia testa mi spingevano all’autodistruzione. Non era la prima volta che mi capitava: combatto contro la depressione da quando sono bambino. Ed è una battaglia che mi è costata moltissimo tempo, opportunità, rapporti di amicizia e migliaia di notti insonni.

Nel 2010, al punto più basso della mia vita adulta, cercavo ovunque sollievo/conforto/distrazione. E l’ho trovato nel cibo. Avrebbe potuto essere qualsiasi altra cosa: droga, alcol, sesso. Ma è stato il cibo a diventare la mia unica ragione di vita. C’è stato un periodo in cui il momento migliore della mia settimana era mangiare i miei cibi preferiti guardando il nuovo episodio di Top Chef. A volte mi bastava questo. Doveva bastarmi.
E quindi ho cominciato a ingrassare. Ho cominciato a ingrassare di brutto.

Un giorno, a Los Angeles, sono uscito a farmi un giro con un amico e siamo passati per una strada in cui stavano girando una puntata di un reality show. Non lo sapevo, ma c’erano anche dei paparazzi. Mi hanno scattato delle foto e le hanno pubblicate accostandole ad altre di quando stavo bene. I titoli erano: “Da figo a grassone”, “Dal muscolo alla ciccia”, etc etc.
Mia madre ha uno di quegli “amici” che è sempre il primo a darti le brutte notizie. Questa persona le mandò gli articoli con le mie foto. Mi chiamò preoccupata.

Nel 2010, mentre cercavo di combattere contro la mia malattia mentale, era l’ultima cosa di cui avevo bisogno.
Ma in un modo o nell’altro sono sopravvissuto e così hanno fatto anche quelle foto. Sono contento.
Perché oggi, guardando quell’immagine di me, con una maglietta rossa e un sorriso allora raro sulla mia faccia, mi ricordo della mia battaglia. La mia perseveranza nel resistere e lottare contro i demoni interiori ed esterni della depressione.
Come uno di quei fiori che spuntano dall’asfalto, io ho resistito. E ho continuato a farlo, nonostante tutto. Lo ammetto: la prima volta che ho visto circolare sui social questo meme, mi ha fatto male da morire. Ma come faccio con ogni cosa nella vita, gli ho dato un significato. E il significato che ho dato a questo meme e a questa mia foto è quello della forza, della guarigione e del perdono. Verso me stesso e verso gli altri.
Se anche voi, o qualcuno che conoscete, vi trovate in questa situazione, sappiate che potete ricevere aiuto. Chiedetelo. Mandate una mail, un messaggio, alzate la cornetta del telefono. C’è qualcuno che tiene a voi, e quel qualcuno sta aspettando un vostro segnale. Con affetto, W.M.