Jack Dorsey, il fondatore di Twitter, ha messo all’asta il suo primo tweet

(Drew Angerer/Getty Images)
(Drew Angerer/Getty Images)

Jack Dorsey, il fondatore di Twitter, ha messo all’asta il suo primo tweet, con l’obiettivo di venderlo come NFT (non-fungible token), un bene digitale la cui autenticità viene certificata attraverso la blockchain, la tecnologia alla base tra le altre cose delle criptovalute. Il tweet di Dorsey è abbastanza famoso, era stato pubblicato il 21 marzo 2006 e conteneva la sola frase “Sto impostando il mio twttr”, in riferimento al nome che aveva all’epoca Twitter.

Il tweet è visibile da circa 15 anni e a nessun costo, ma ora Dorsey vorrebbe venderlo all’asta in modo che qualcun altro possa rivendicarne la proprietà, un po’ come si farebbe con l’acquisto di un cimelio autografato da un personaggio famoso.

L’asta è iniziata nelle prime ore di sabato 6 marzo e ha rapidamente superato il milione di dollari, tra un rilancio e l’altro.

Una volta venduto al migliore offerente, il tweet rimarrà comunque visibile come lo era stato dal 2006, quindi formalmente non cambierà molto per chi lo legge. L’acquirente sarà però l’unica persona a poter dire di averne la proprietà, e questa sarà riconosciuta tramite un sistema di certificazione basato sulla blockchain, con un principio non molto diverso da quello impiegato per certificare autenticità e valore dei Bitcoin.

Gli NFT sono dei “beni non fungibili”, ai quali cioè è attribuibile un valore intrinseco, e di cui non si può dire che “uno vale l’altro”. I beni fungibili, infatti, sono quelli sostituibili e replicabili, come per esempio due banconote da 50 euro o due lattine di una stessa bibita (a patto che siano rispettivamente autentiche e ugualmente fresche). Nel caso di due beni fungibili uguali si può dire che uno vale l’altro e che avere una o l’altra bibita o banconota sia indifferente. Al contrario, un’opera digitale è un NFT perché, grazie alla blockchain, è digitalmente firmata dall’artista che l’ha realizzata, cosa che la rende diversa dalle altre apparentemente uguali in circolazione, così come un quadro autentico e firmato è diverso da una sua copia.

Se siete confusi, qui c’è una spiegazione più estesa.

L’arte certificata con la blockchain