Mattia Santori, fotografato sotto al quadro di Berlinguer, non era nella sede del PD

Mattia Santori, fotografato sotto al quadro di Berlinguer, non era nella sede del PD

Domenica è girata molto sui social network una foto del leader del movimento delle “Sardine”, Mattia Santori, ripreso in una stanza, dentro una tenda e con alle spalle un’immagine appesa al muro di Enrico Berlinguer, storico segretario del Partito Comunista. Proprio la presenza dell’immagine di Berlinguer ha indotto molte persone e diversi giornali a credere che Mattia Santori si trovasse nel Palazzo del Nazareno a Roma, la sede del Partito Democratico. La foto è stata largamente condivisa con una certa indignazione, perché molti hanno sostenuto che si trattasse di una mancanza di rispetto nei confronti del Partito Democratico, criticato da parte sua per aver permesso che venisse scattata.

Poco dopo però il movimento delle “Sardine” ha chiarito che la foto era stata scattata altrove, in una casa privata, e lo stesso Partito Democratico ha smentito che quella raffigurata fosse una stanza nel Palazzo del Nazareno.

Sabato alcuni rappresentanti del Movimento delle Sardine, tra cui lo stesso Santori, erano effettivamente andati al Palazzo del Nazareno a Roma: avevano portato con sé dei sacchi a pelo per rappresentare un’occupazione simbolica della sede del Partito Democratico e «chiedere che si inizi una nuova fase costituente del centrosinistra», dopo le dimissioni annunciate di Nicola Zingaretti. Dopo una breve manifestazione sotto al Palazzo del Nazareno, c’era poi stato un incontro con la presidente del Partito Democratico, Valentina Cuppi, ma nessuna occupazione.

La votazione online per scegliere il logo delle Olimpiadi Invernali di Milano Cortina 2026

La votazione online per scegliere il logo delle Olimpiadi Invernali di Milano Cortina 2026

La Fondazione Milano Cortina 2026, che si occupa dell’organizzazione dei XXV Giochi Olimpici Invernali, ha indetto una votazione online per scegliere il logo della manifestazione sportiva. Sul sito ufficiale della fondazione è possibile scegliere tra due emblemi alternativi e piuttosto diversi tra loro.

Il primo richiama con diverse tonalità di grigio chiaro i colori della neve, e mostra il famoso logo con i cinque cerchi delle Olimpiadi. Il secondo è più colorato: mostra un fiocco di neve stilizzato, e il numero “26” con il verde e il rosso della bandiera italiana.

La votazione è aperta da oggi, domenica 7 marzo, e proseguirà fino al prossimo 22 marzo. La fondazione annuncerà il logo vincitore il 24 marzo.

Jack Dorsey, il fondatore di Twitter, ha messo all’asta il suo primo tweet

Jack Dorsey, il fondatore di Twitter, ha messo all'asta il suo primo tweet

Jack Dorsey, il fondatore di Twitter, ha messo all’asta il suo primo tweet, con l’obiettivo di venderlo come NFT (non-fungible token), un bene digitale la cui autenticità viene certificata attraverso la blockchain, la tecnologia alla base tra le altre cose delle criptovalute. Il tweet di Dorsey è abbastanza famoso, era stato pubblicato il 21 marzo 2006 e conteneva la sola frase “Sto impostando il mio twttr”, in riferimento al nome che aveva all’epoca Twitter.

Il tweet è visibile da circa 15 anni e a nessun costo, ma ora Dorsey vorrebbe venderlo all’asta in modo che qualcun altro possa rivendicarne la proprietà, un po’ come si farebbe con l’acquisto di un cimelio autografato da un personaggio famoso.

L’asta è iniziata nelle prime ore di sabato 6 marzo e ha rapidamente superato il milione di dollari, tra un rilancio e l’altro.

Una volta venduto al migliore offerente, il tweet rimarrà comunque visibile come lo era stato dal 2006, quindi formalmente non cambierà molto per chi lo legge. L’acquirente sarà però l’unica persona a poter dire di averne la proprietà, e questa sarà riconosciuta tramite un sistema di certificazione basato sulla blockchain, con un principio non molto diverso da quello impiegato per certificare autenticità e valore dei Bitcoin.

Gli NFT sono dei “beni non fungibili”, ai quali cioè è attribuibile un valore intrinseco, e di cui non si può dire che “uno vale l’altro”. I beni fungibili, infatti, sono quelli sostituibili e replicabili, come per esempio due banconote da 50 euro o due lattine di una stessa bibita (a patto che siano rispettivamente autentiche e ugualmente fresche). Nel caso di due beni fungibili uguali si può dire che uno vale l’altro e che avere una o l’altra bibita o banconota sia indifferente. Al contrario, un’opera digitale è un NFT perché, grazie alla blockchain, è digitalmente firmata dall’artista che l’ha realizzata, cosa che la rende diversa dalle altre apparentemente uguali in circolazione, così come un quadro autentico e firmato è diverso da una sua copia.

Se siete confusi, qui c’è una spiegazione più estesa.

L’arte certificata con la blockchain

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