La foto della bambina ucraina col fucile e il lecca-lecca era in posa

La foto della bambina ucraina col fucile e il lecca-lecca era in posa

Nei giorni scorsi è circolata sui social network, e ripresa da vari giornali italiani, una foto pubblicata dal fotografo amatoriale ucraino Oleksii Kyrychenko che mostra una bambina seduta sul cornicione di un palazzo fatiscente. La bambina imbraccia un fucile e sembra fare la guardia all’edificio, succhiando un lecca-lecca. La foto è effettivamente piuttosto potente: è stata ripresa fra gli altri dall’ex presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, e messa in prima pagina dalla Stampa.

In realtà l’immagine è meno genuina di come sembri: Kyrychenko, un ingegnere di Kiev appassionato di fotografia, ha spiegato che la bambina in questione è sua figlia, che due giorni prima dell’invasione russa dell’Ucraina si era prestata come soggetto per una serie di foto in posa. «Il fucile è mio, mia figlia non sa sparare: ha nove anni. E ovviamente il fucile non era carico mentre le scattavo le foto», ha aggiunto Kyrychenko in un post successivo su Facebook, in cui ha precisato alcune informazioni riguardo alla foto.

 

In Giappone si è rotta una pietra che non doveva rompersi

In Giappone si è rotta una pietra che non doveva rompersi

In questi giorni sui social media giapponesi è girata molto la notizia della rottura della pietra vulcanica conosciuta come “Sesshō-seki”, letteralmente la “pietra assassina”, una roccia che secondo la mitologia giapponese ospita uno spirito malvagio e ha il potere di uccidere chiunque la tocchi. Molto probabilmente la pietra si è spaccata in due a causa degli agenti atmosferici, ma la sua rottura è considerata un pessimo presagio nel folklore giapponese. La leggenda dice infatti che la pietra ospita il cadavere di Tamamo-no-Mae, uno spirito malefico dalle sembianze di una donna bellissima che aveva organizzato un complotto per assassinare l’imperatore giapponese Toba all’inizio del Dodicesimo secolo: con la sua rottura le forze malefiche dello spirito di Tamamo-no-Mae si sarebbero nuovamente sprigionate, dopo quasi mille anni.

La “Sesshō-Seki” si trova in un’area vulcanica nota per le sorgenti termali sulfuree nella prefettura di Tochigi, un centinaio di chilometri a nord di Tokyo. Le autorità della prefettura hanno detto che già da qualche tempo sulla pietra era visibile una crepa, che con ogni probabilità si era estesa con le piogge e le rigide temperature. Il parco in cui si trova la pietra è stato dichiarato sito di interesse storico nel 1957 e la leggenda che le sta attorno è stata citata in diverse occasioni nella letteratura giapponese: secondo il giornale Shimotsuke Shimbun, nei prossimi giorni le autorità locali e nazionali si riuniranno per valutare che ne sarà della pietra e decidere per esempio se riassemblarla.

Il sindaco di una città polacca ha rinfacciato a Salvini la famosa maglietta di Putin

Il sindaco di una città polacca ha rinfacciato a Salvini la famosa maglietta di Putin

Durante la sua “missione” verso l’Ucraina, il leader della Lega Matteo Salvini è stato contestato a Przemyśl, città della Polonia a pochi chilometri di distanza dal confine ucraino, dove negli ultimi giorni sono transitati molti profughi ucraini in fuga a causa dell’invasione russa.

Salvini è stato inizialmente accolto dal sindaco della città, Wojciech Bakun, che davanti ad alcuni giornalisti ha ringraziato l’Italia per le dichiarazioni e i gesti di solidarietà nei confronti dell’Ucraina e dei paesi che stanno organizzando l’accoglienza, come la Polonia. Terminati i ringraziamenti, però, Bakun ha estratto dalla propria giacca una t-shirt con la fotografia di Vladimir Putin, simile a quella indossata anni fa da Salvini a Mosca in segno di apprezzamento verso il presidente russo.

Bakun ha detto di non poter accogliere nella sua città Salvini e lo ha invitato piuttosto ad andare al confine per «condannare» Putin e l’invasione militare russa dell’Ucraina. Dopo alcuni attimi di spaesamento, Salvini ha accennato qualche frase in inglese dicendo di essere in missione per portare «aiuti e pace». Si è poi allontanato, prima di avere una breve discussione con un fotografo italiano che gli ha urlato «Buffone», «Sei un pagliaccio» e «Vai a casa».

 

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