I famosi discorsi di Roberto Benigni agli Oscar di venticinque anni fa

(Paul Smith/Featureflash/FARABOLAFOTO)
(Paul Smith/Featureflash/FARABOLAFOTO)

Venticinque anni fa, alla cerimonia degli Oscar del 21 marzo del 1999, La vita è bella di Roberto Benigni vinse tre dei sette premi a cui era stato candidato: per il miglior film straniero, per il miglior attore protagonista e per la miglior colonna sonora drammatica a Nicola Piovani. I due discorsi di ringraziamento di Benigni passarono alla storia perché furono molto scalmanati e fuori dalle righe rispetto ai toni solitamente più pacati della cerimonia.

L’annuncio del vincitore del premio per il miglior film straniero fu casualmente fatto dall’attrice italiana Sophia Loren, che dopo «And the Oscar goes to…» non disse il titolo del film ma gridò «Roberto!». Benigni si alzò in piedi e saltellò sulle poltroncine prima di salire sul palco, abbracciare Loren per diversi secondi e inchinarsi: la platea rispose in modo entusiastico con applausi e una standing ovation, e rimase divertita anche quando iniziò il suo discorso in un inglese molto maccheronico e in alcuni casi incomprensibile. Non parlò del tema del film, ambientato in un campo di sterminio nazista durante la Seconda guerra mondiale: disse solo di voler ringraziare «coloro che non sono qui e che hanno dato la propria vita così che noi potessimo dire che la vita è bella». Ringraziò moltissimo l’Academy e molte altre persone, tra cui i suoi genitori: «mi hanno fatto il miglior regalo: la povertà».

In Italia il successo di Benigni agli Oscar fu raccontato con molto orgoglio, anche se alcuni critici fecero notare come fosse la conferma di una scelta deliberata di Benigni di trattare un argomento difficile e delicato come l’Olocausto con un film che potesse piacere prima di tutto alla critica statunitense. Nel tempo è stata contestata la scelta di mostrare la liberazione del campo di concentramento in cui è ambientato il film ad opera dei soldati americani, e non di quelli sovietici, che liberarono il campo di concentramento più noto di tutti, Auschwitz (gli Alleati comunque liberarono diversi campi nel 1945, e quello del film non è mai identificato esplicitamente come Auschwitz). Nel 2005 il regista Mario Monicelli definì il finale del film di Benigni una «mascalzonata».

Quella sera comunque Benigni salì sul palco una seconda volta per ricevere l’Oscar come miglior attore protagonista: fu il primo e per ora unico attore italiano a ricevere questo premio (tra le attrici l’avevano vinto Anna Magnani e Sophia Loren). Appena salito sul palco iniziò i ringraziamenti dicendo: «questo è un terribile errore perché ho già usato tutto il mio inglese». Tra gli altri candidati quell’anno c’erano Tom Hanks per Salvate il soldato Ryan e Edward Norton per American History X.