Intanto il derby di Belgrado si è giocato come se nulla fosse

In tutta Europa i campionati di calcio stanno lentamente riprendendo da dove avevano lasciato, anche se ancora a porte chiuse o al massimo in stadi a capienza ridotta, come nel caso del campionato ungherese. Mercoledì sera, tuttavia, il derby di Belgrado tra Partizan e Stella Rossa valido per la semifinale della Coppa di Serbia si è giocato come se nulla fosse in uno stadio, quello del Partizan, davanti a circa 20.000 spettatori. Le autorità serbe hanno recentemente tolto la maggior parte delle restrizioni — non le norme di distanziamento — dopo che il primo giugno si è registrato il numero più basso (18) di nuove positività, e hanno mantenuto questa linea anche quando, cinque giorni dopo, i casi giornalieri sono quintuplicati. Finora in Serbia sono stati registrati oltre 12.000 positivi e 251 decessi: la gestione della pandemia, e soprattutto l’affidabilità dei dati raccolti, è però messa continuamente in discussione. Il presidente Aleksandar Vucic — che nel paese dovrebbe godere di una larga maggioranza di consensi — è accusato di sottostimare l’emergenza: l’opposizione sostiene che il governo lo faccia di proposito in vista delle elezioni del 21 giugno.

Sotto l’aspetto sportivo era una partita fondamentale per la stagione calcistica serba. Vincendo 1-0 il Partizan si è qualificato alla finale della coppa nazionale, peraltro nel duecentesimo confronto con gli storici rivali concittadini della Stella Rossa. Entrambe le squadre sono inoltre allenate da ex calciatori di Serie A: il Partizan da Savo Milosevic, la Stella Rossa da Dejan Stankovic. In finale la squadra di Milosevic affronterà il Vojvodina, storicamente la terza squadra del campionato serbo.

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