Negli stagni di Central Park a New York ci sono le anatre, si sa, ma sono quasi tutte anatre domestiche e germani reali; da giorni se ne è aggiunta una della specie mandarina, diffusa in Cina, Giappone e Corea ma rara nel resto del mondo. Fu introdotta in Regno Unito alla fine del XVIII secolo, ed è qui che c’è la maggior concentrazione in Occidente; negli Stati Uniti sono presenti in piccoli gruppi sparsi allo stato selvatico. Non si sa come l’anatra sia finita a Central Park, dov’è stata notata per la prima volta il 10 ottobre: potrebbe essere scappata da uno zoo locale o dalla casa di qualcuno nel vicino stato del New Jersey (a New York è vietato avere un’anatra come animale domestico); o potrebbe essere stata liberata dal suo proprietario. Le anatre mandarine sono famose per la loro bellezza, per il piumaggio dai colori vivaci dei maschi e per le ali a punta a forma di vela.
Jeff Cohen è un medico: è il direttore dell’Allegheny General Hospital di Pittsburgh, in Pennsylvania, ed è tra i medici che il 27 ottobre si sono occupati di Robert D. Bowers, l’uomo di 46 anni che poco prima aveva sparato in una sinagoga della città, uccidendo undici persone e ferendone altre sei. Negli Stati Uniti è diventata virale un’intervista in cui Cohen, che è ebreo e frequenta proprio quella sinagoga, parla di Bowers e dell’assistenza medica che l’ospedale gli ha offerto. Cohen ha raccontato che ha scelto di incontrare Bowers anche dopo averlo curato:
Ieri sono andato a incontrarlo, per vedere chi è. Sinceramente, è solo un tizio. Dicono sia cattivo. È solo il figlio di una madre. Come ha fatto a partire da lì e ad arrivare dove è ora? Dovremo fare – tutti noi, la società – una grande discussione su questo tema.
Ha poi spiegato che Bowers «aveva ferite gravi» e «molti dei medici che l’hanno curato sono ebrei, e sono eroi». Sempre su Bowers ha detto:
L’ho guardato negli occhi ed è come molte altre persone che arrivano qui: spaventato e confuso. Non capiva. Ma, di nuovo, il mio lavoro è curarlo, non giudicarlo. Altri persone lo faranno, e sarà una grande responsabilità. Il mio lavoro è solo curarlo.
"My job isn't to judge him… my job is to care for him."
This Jewish doctor looked into the eyes of the man who killed 11 people in his own synagogue. pic.twitter.com/KwgjYAL49B
— Channel 4 News (@Channel4News) October 29, 2018
La 33ma edizione della maratona di Venezia si è tenuta domenica mattina con il suo tradizionale percorso di 42 chilometri da Villa Pisani, lungo la riviera del Brenta, a Riva dei Sette martiri, tra piazza San Marco e i giardini della Biennale. L’ultimo tratto del percorso è stato però pesantemente condizionato dall’acqua alta, che verso mezzogiorno ha toccato il picco di 1 metro e 20 centimetri nelle zone più basse dell’isola: la più bassa in assoluto è proprio a piazza San Marco, in prossimità dell’arrivo della maratona. I partecipanti rimasti più indietro hanno dovuto quindi percorrere gli ultimi faticosi chilometri con l’acqua che gli arrivava ai polpacci. La corsa maschile è stata vinta dall’etiope Gebre Mekuant Ayenew mentre quella femminile dalla keniota Tanui Angela Jemesunde.
Marathon de Venise, le long de la Place Saint Marc, pendant l’alta Aqua, c’est sympa, mais ça mouille ? @Venicemarathon #sousleseaux #runningboots pic.twitter.com/XS63Eodk4A
— I.B. (@IbrahimBoodhoo) October 28, 2018
Nothing but respect to all the runners of the #Venice #marathon today. This is insane. pic.twitter.com/7nnO2WfnPT
— Alexander Araya (@alxaraya) October 28, 2018
Gli eroici protagonisti di @Venicemarathon senza paura, in mezzo all’acqua alta.
Let’s go!#venicemarathon #runningwayoflife#runtherapy pic.twitter.com/fN5rut3rcu— Runcard Italia (@RuncardItalia) October 28, 2018
Il nuoto paralimpico c’era già. Il nuoto paralimpico in carrozzina mancava. Eccolo #Venicemarathon PS: per i non madrelingua: “i sbrissa” = “scivolano” pic.twitter.com/bV3GqKlOXH
— Andrea Schiavon (@AskLouder) October 28, 2018