Il record di Beppe Grillo

Nel factchecking sulla puntata di Servizio Pubblico di ieri c’è un record. In un breve intervento ad un comizio, trasmesso alla fine della puntata, Beppe Grillo è riuscito a fare 6 errori in 2 minuti e 57 secondi. Nel corso della puntata ci sono stati anche altri errori o imprecisioni più leggeri sulle esportazioni italiane e qualche puntualizzazione pignola su imprecisioni poco gravi che segnaliamo perché, come dicevamo, crediamo sia importante fare le pulci anche sui numeri dopo la virgola. Per cominciare, ecco il video del record.

(in fondo all’articolo potete trovare un aggiornamento e una correzione)

Cominciano con la doppia sede del Parlamento Europeo (Bruxelles e Strasburgo) che secondo Grillo ci costa 400 milioni l’anno. Tutte le stime che si possono trovare in rete sul “circo viaggiante” (come gli europarlamentari hanno soprannominato la doppia sede) parlano di 200 milioni. Secondo Grillo un terzo del bilancio europeo è speso in traduzioni. Non è vero: il bilancio per il 2012 era di 147 miliardi, mentre le traduzioni costano ogni anno 330 milioni di euro, cioè il 2 per mille, 0,60 centesimi per ogni cittadino europeo.

È vero, come dice Grillo, che l’Italia è il terzo paese per numero di contributi al bilancio dell’Unione Europea, ma è evidente che non può, da sola, fornire un terzo del bilancio dell’Unione, come ha detto Grillo. L’Italia contribuisce con 14 miliardi su un totale di contribuzioni di circa 100 miliardi e su un bilancio totale che, come abbiamo visto, è di circa 140 miliardi – quindi l’Italia contribuisce per un decimo.

Grillo ha sostenuto che il bilancio dell’Europa viene speso in strade, petrolio e ipermercati. In realtà, circa la metà dei fondi europei sono spesi in sovvenzioni all’agricoltura. A questo proposito Grillo parla dei grattacieli in bambù che Renzo Piano avrebbe costruito in Australia. Per quanto siamo riusciti a scoprire, Piano non è impegnato in alcun progetto su grattacieli di legno in Australia. Però, effettivamente, a Melbourne esiste un palazzo costruito interamente di legno (ma non in bambù), alto dieci piani. Non è stato progettato da Renzo Piano e l’appartamento più piccolo costa 300 mila euro.

Infine, non è vero che la Francia ha un bilancio pubblico di 17 miliardi di euro inferiore al nostro, ma di circa 300 miliardi di euro superiore. Il governo francese spende più di quello italiano anche in rapporto al PIL: 56% contro 50%. In realtà Grillo a proposito della Francia parla delle “spese per l’amministrazione pubblica”. Non è chiaro cosa intenda, ma Eurostat fornisce un grafico in cui vengono raggruppate tre voci della “pubblica amministrazione” (una parte soltanto della spesa pubblica totale): spese generali, ordine pubblico e difesa. Anche in questa voce la Francia spende 25 miliardi più di noi, anche se impiega una quota di PIL di circa l’1% inferiore.

A parte il record di Grillo ci sono state alcune altre imprecisioni o errori nella puntata di ieri. Vittorio Sgarbi ha sostenuto che in Italia esistono 25 milioni di edifici, metà dei quali costruiti dopo il 1950. Non siamo riusciti a trovare una conferma di questo dato, ma abbiamo trovato numeri simili in una breve anteprima di un libro su Google Books. In Italia esistono 26,5 milioni di immobili ad uso abitativo, di cui poco meno di 9 milioni costruiti dopo il 1975 (l’Agenzia del Territorio in realtà parla di 33 milioni di abitazioni e 60 milioni di immobili in totale, ma per motivi di registrazione al catasto si tratta probabilmente di un numero in eccesso). I dati di Sgarbi, quindi, sembrano sostanzialmente corretti. Quello che è sbagliato nel ragionamento è pensare che in questo l’Italia sia in qualche modo un’eccezione. In tutta l’Europa circa un terzo degli edifici abitativi è stato costruito dopo il 1975, esattamente come in Italia.

Infine, alcune puntualizzazioni un po’ pignole. Santoro ha detto che l’Italia cresce del 15% in meno del resto d’Europa. Magari: l’economia dell’Europa a 27 si contrarrà dello 0,1% nel 2013 secondo le stime di Eurostat, quella dell’Europa a 17 (l’eurozona) si contrarrà dello 0,4%. L’economia italiana si contrarrà -1,3%, cioè 13 volte più dell’Europa a 27 e 3 volte più dell’eurozona.

Emanuele Ferragina ha sostenuto che l’Italia è il paese con la più alta tassazione sul lavoro in Europa. Quasi vero: volendo essere pignoli, il Belgio ha una tassazione superiore a quella italiana. Sempre Ferragina ha sostenuto che la tassazione patrimoniale, cioè sulla ricchezza (case, investimenti, titoli di stato) e non sui redditi, in Italia è diminuita della metà tra il 1995 e il 2010. Non è vero, ma è comunque diminuita molto (qui trovate le tabelle Eurostat). Come percentuale del totale della tassazione (cioè quanto, di tutte le entrate fiscali, arriva da tasse patrimoniali), siamo passati dall’8,9% al 6%, una diminuzione di un terzo. In quasi tutti i paesi europei, nello stesso lasso di tempo, la tassazione patrimoniale è aumentata. Queste statistiche si fermano al 2010, quindi non considerano il ritorno dell’IMU.

Ferragina infine ha sostenuto che in Italia le esportazioni vanno sempre peggio. Si tratta di un’affermazione interpretabile in diversi modi, ma come hanno notato i nostri colleghi di Pagella Politica, i documenti disponibili mostrano che le esportazioni in realtà stanno crescendo.

Aggiornamento
Giulia Innocenzi ha sostenuto durante la trasmissione che il tasso di evasione medio in Italia è pari al 13%, mentre quello degli imprenditori è superiore al 50%. Avevamo ipotizzato che, visto che la quantità che possono evadere i lavoratori dipendenti e i pensionati è molto ridotta, Innocenzi stesse sostenendo che gli imprenditori (di cui per l’appunto si parlava in trasmissione in quel momento) evadessero di più dei professionisti e lavoratori autonomi, le altre categorie a cui è più facile evadere.

Dopo una lunga ricerca siamo riusciti a trovare la fonte della sua affermazione: si tratta del rapporto Economia non osservata, elaborato da una commissione presieduta dall’allora presidente dell’ISTAT Enrico Giovannini. Nel rapporto si legge che il tasso di evasione medio è del 13,5% (quello di dipendenti e pensionati è zero o meno).Quello di imprenditori e  lavoratori autonomi è pari al 56,3% – ancora più alto è quello di chi percepisce soltanto redditi da immobili dati in affitto: 83,7%. A questo proposito è interessante quest’articolo, in cui si nota come i lavoratori autonomi (imprenditori compresi) evadano in maniera simile anche in altri paesi.

Correzione
Abbiamo rimosso un paragrafo sulla defiscalizzazione dei nuovi assunti perché i dati che abbiamo trovato non erano sufficienti a fare una stima dei costi della misura. In molti avevano definito questa defiscalizzazione “a costo zero”.

Davide De Luca

Giornalista. Ho scritto per l’Arena di Verona e per l’Agence Europe di Bruxelles. Ho collaborato ad alcuni libri d’inchiesta su CL e la finanza cattolica. Mi piacciono i numeri e l’economia e cerco di spiegarli in modo semplice. Su Twitter sono @DM_Deluca