Non un altro articolo sul morto in spiaggia

Il signor Alfonso fa un bagno in mare, ma uscendo dall’acqua non si sente bene. Chiede aiuto al bagnino, ma in niente il suo cuore smette di battere. Se ne va felice, però, Alfonso. Sa di andare nel paradiso dei luoghi comuni estivi: il poveraccio morto in spiaggia nell’indifferenza dei bagnanti, i vecchi parcheggiati nei supermercati, i gelati al gusto di frutta, i pagliacci che si tuffano nelle fontane di Roma. Constatato il decesso al personale del lido non rimane altra scelta che coprire il cadavere con un lenzuolo bianco e attendere le verifiche di medici legali e magistrati.
«Tra quanto venite?».
«Dopo. Cosa volete, qui c’è tanto da fare. E poi tanto quello non se ne va, no? Ah, ah, ah».
A quel punto, Agostino, della fila 3, prende la parola «Signori, io a fare sui giornali la figura di quello che gioca a racchettoni usando il morto come rete non la voglio fare». Ma la signora Maria, intransigente: «Senti, questo è il mio ultimo giorno di vacanze, a me non me ne frega niente se domani vogliono fare il solito pippone. La gente senza pietà? Chi se ne fotte? Non hanno idee? Chi se ne fotte». E Agostino di nuovo: «Là ci sono già quelli pronti a fare le foto. Co ‘sti telefonini moderni è niente. Poi ci riconoscono pure». Non ha tutti i torti Agostino, poco più in là la signorina Patrizia, una di quelle che non paga mai la sdraio e stende l’asciugamani davanti alla prima fila, si sta già fotografando i piedi insieme al lenzuolo bianco.
Allora il titolare del bagno, Maurizione, ha un’idea geniale. «Se mi state a sentire possiamo fottere i giornali». E la signora Maria: «Scusa, ma cosa pretendono, che facciamo una veglia funebre? Che fermiamo i bambini e gli sequestriamo i giochi? Che smettiamo di sudare e non ci facciamo il bagno? Che torniamo a casa? In quei 12 metri quadrati che abbiamo?». «Guarda – risponde Maurizione – se mi state a sentire ci mettiamo cinque minuti. Io penso di aver capito cosa vogliono. Tenete solo fermi i ragazzi che già li sento da un po’ fare gli spiritosi dicendo Saluta Bernie, ciao Bernie, è una bella giornata per venire in spiaggia Bernie».
E inizia a spiegare. «Tu, Matteo, vai a prendere la macchina fotografica nella mia cabina. Voi venite qui attorno. Qualche signora venga qui, ecco, inginocchiatevi qui davanti per favore e quando ve lo dico io fate finta di pregare. Unite le mani, muovete le labbra, pregate pure davvero se vi viene meglio. Qualcuno ha un rosario in borsa? Se no provate a comprare qualche collanina che assomigli a un rosario da un ambulante e datela in mano ad altre signore. Qualche uomo invece vada a prendere dei remi dalle barche lì dietro, e quando vi dico io alzateli… sì sì, fidatevi di me, facciamo finta che è un antico saluto dei marinai ai compagni scomparsi in mare… sta sicuro che ci crederanno». Così realizzano la messinscena, e non sprecano più di cinque minuti. Poi Maurizione carica tutto sulla sua pagina Facebook, con questo messaggio: «Io sono il primo a parlare male della mia città e dei miei concittadini. Ma quello che ho visto oggi ha del pazzesco. Fortuna che avevo con me la macchina fotografica e ho potuto documentarlo. Questa città ha un rispetto per la vita umana straordinario. C’è ancora tanta umanità qui. E da questa umanità può partire un riscatto per tutto il paese. Per favore condividete questo album di foto». Le condivisioni fioccano subito. E la notizia si sposta sui siti di news poi anche sulle pagine internet di qualche quotidiano. Maurizione torna in spiaggia e rassicura tutti.
«Ora fate come vi pare».
«Ma non hai paura che qualche giornalista venga davvero a controllare?».
«…».
«Senti ma tu lo conoscevi il morto?»
«Sì, c’ho scambiato due chiacchiere. Ma che c’entra il rispetto del morto con quello che succede in spiaggia? C’è gente che detesta la vitalità e trova scuse».
Il giorno dopo, l’editoriale di Giovanni Passero comincia così: «Bambini che osservano la morte senza esorcizzarla. Una lezione che arriva da una spiaggia del sud dove il rispetto per l’altro è ancora quello dei coloni greci che arrivarono in quelle terre, carichi solo della loro filosofia, migliaia d’anni fa. Quando il signor Alfonso Cuore, come l’organo che lo stava tradendo, è caduto in acqua, tutti dalla spiaggia hanno visto i bagnini correre come lepri verso l’uomo che annaspava. Sono stati rapidi. E altrettanto rapido ed efficiente è stato il servizio di soccorso prestato dai volontari. Ma Alfonso non ce l’ha fatta. Un miracolo però c’è stato lo stesso. Le madri sono andate in Chiesa a prendere ceri e avvisare il parroco, il proprietario del lido, il signor Fabrizio, ha organizzato una veglia in spiaggia». E andava avanti.

Arnaldo Greco

(1979) Ho pubblicato un paio di libri per Fandango. E, ogni tanto, scrivo per qualche rivista. Ma vivo e ho due bambini grazie al fatto che il mio nome scorre nei titoli di un programma tv.