Stephen Hawking si è sempre divertito un mondo a rilasciare dichiarazioni fatte apposta per finire sui giornali. Negli ultimi tempi, ancora di più.
Hawking ha lasciato la sua cattedra a Cambridge l’anno scorso, a 67 anni, per raggiunti limiti di età (senza che nessuno abbia evocato scenari catastrofici per le sorti della conoscenza scientifica, come è accaduto nei mesi scorsi in Italia davanti alle proposte di abbassare l’età pensionabile dei professori universitari – ma questo è un altro discorso). Adesso si gode la pensione girando documentari per Discovery Channel, scrivendo libri, e dicendo la sua su temi che, notoriamente, hanno una certa presa sul grande pubblico.
Prima ha detto che dovremmo evitare di contattare altre eventuali forme di vita intelligenti, perché potremmo pentircene. Ha continuato affermando che prima o poi ci toccherà lasciare il pianeta Terra e andarcene da qualche altra parte, visto che la catastrofe auto-provocata incombe.
Adesso, anticipando il contenuto del suo prossimo libro, è tornato su un vecchio cavallo di battaglia: l’universo è venuto alla luce spontaneamente. Se qualcuno pensa che il momento del big bang sia l’ultimo rifugio dove possa celarsi un intervento soprannaturale, secondo Hawking farebbe bene a ricredersi.
L’idea, in realtà, non è affatto nuova. Negli anni Ottanta, il fisico Alan Guth condensò l’argomento nella frase: “L’universo è un pasto gratis”. Tutto il trucco sta nelle proprietà della gravità. In soldoni, l’energia gravitazionale dell’universo è negativa, e perciò compensa perfettamente quella, positiva, del suo contenuto materiale. Il bilancio è in pareggio, e l’universo può sbucare fuori dal nulla. Anzi, in un certo senso deve.
E in realtà, secondo le ultime ipotesi della fisica teorica, la cosa potrebbe essere successa non una, ma infinite volte. Così che il nostro sarebbe solo uno dei tanti universi possibili. Neanche le leggi di natura sarebbero scritte nella pietra. Sarebbero occorrenze casuali, estratte da un numero pressoché infinito di possibilità.
Quindi, addio legislatore supremo. Almeno, così la pensa Hawking. Ma sottovaluta il fatto che i teologi sono cervelli sottili, e dopo ogni rivoluzione scientifica sono sempre riusciti a far sopravvivere l’idea che esista un creatore, adattandola al nuovo scenario. Per cui, è facile prevedere che queste discussioni – e i titoli dei giornali – proseguiranno. Nei secoli dei secoli.