Uno schema difficile da replicare

«Ditemi se ho sbagliato, decidete del mio destino ma per favore non mi insultate».
Quando un parlamentare appena al suo secondo giorno di lavoro si offre con tale dichiarato terrore al giudizio della sua inafferrabile e umorale “base” (parliamo di grillini ovviamente) si comprende la difficoltà di impostare con M5S una qualsiasi razionale interlocuzione politica.

Il successo incassato nella partita per le presidenze di camera e senato rinvigorisce sicuramente il Pd, anche perché rappresenta un ulteriore passo sulla via senza ritorno del disarmo della sua nomenklatura e quindi non potrà che essere seguito da altre coerenti novità.
Alla vigilia delle consultazioni del Quirinale appare però chiaro che quello schema non è facilmente replicabile. E già l’uso dell’avverbio appare ottimistico.
Lo stesso Bersani ha garantito, a caldo, che non proverà a fare la medesima operazione di spaccatura dei gruppi altrui per conquistare una maggioranza parlamentare per sé.
Lo dice per correttezza e prudenza. Lo dice perché sa che Napolitano non darà alcun incarico sulla base di un’alea. E lo dice perché è evidente che sia Scelta civica che, soprattutto, Cinquestelle sono usciti feriti dalle votazioni di sabato. Feriti, diffidenti e irrigiditi.

Lo stesso tono spaventato dei senatori grillini gettati in pasto ai forum del Movimento promette ben poco a Bersani. Entro pochi giorni alcuni di costoro forse scapperanno dalla gabbia che Casaleggio gli ha chiuso intorno, serrandola ieri con la nomina di due commissari politici addetti alla comunicazione. Ma non saranno mai abbastanza, e comunque non si può costruire una prospettiva politica e di governo su queste basi. Non dimentichiamo mai che almeno un terzo dei voti del M5S vengono da elettori che fino a ieri avevano sempre votato Berlusconi e Bossi: Grillo lo sa bene, non abbandonerà il Movimento alle pulsioni “di sinistra” così evidenti all’interno dei suoi due gruppi parlamentari.

Alla fine dunque la giornata di sabato si rivelerà importante per la qualità delle due persone elette, e per la spinta ulteriore che avrà dato al rinnovamento nel centrosinistra in vista delle future prove elettorali. Quanto al rebus del governo, difficile era e difficile rimane. Forse perfino un po’ di più.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.