Una sera come un’altra, al Tg1

Alle otto di ieri sera è cominciato il Tg1. Alle otto e ventidue è arrivata, per un minuto, la prima notizia dal mondo: lo sciopero francese. Alle otto e ventiquattro la seconda: il prezzo dei biglietti delle olimpiadi londinesi. Poi siamo tornati alla “moda vintage” e a “noleggiare cani e gatti” in Giappone (gli esteri!), e a uno scoop video di persone che spingono un autobus a Napoli, e poi il tg si è chiuso.
Prima,per ventidue interminabili minuti,  il mondo non era esistito, se si eccettua che la donna uccisa nella metropolitana era romena, e i tifosi dei casini di Marassi serbi (Giorgino espone con queste parole la notizia: “Convalidato l’arresto di Ivan il terribile“). Tutta orrenda cronaca nera italiana e politica italiana insulsa, tra cui quasi solo marchette: memorabili l’annuncio che Apple ha cancellato un’applicazione in obbedienza alla richiesta del ministro Brambilla e le parole del ministro Alfano per cui la ‘ndrangheta deve capire che attaccare lo Stato è “sconveniente”. Un bel po’ di superenalotto e le previsioni del tempo.
Orrore e mediocrità fanno a gara per mezz’ora in un prodotto di informazione che in altri tempi a descriverlo avremmo pensato “è un rotocalco da parrucchiere di quart’ordine”: invece  è il Tg1. Orrore e mediocrità e ipocrisia: un servizio punta il dito su una serie tv americana dedicata ad Amanda Knox, chiedendo coraggiosamente di abbassare i riflettori; e nella lunga introduzione su Avetrana Giorgino dice della ragazza Sabrina “che non si è mai tirata indietro davanti alle telecamere”, trascurando la prontezza delle telecamere a essere sempre davanti a lei.
Una cronista chiede sfacciatamente alla sorella se “hai un messaggio per Sabrina”, come se quella lo desse a te, razza di imbecille senza vergogna, il messaggio per Sabrina. E in mezzo a tutto questo, ciliegina sulla torta, arriva il parere del professor Mencacci, che vi prego di seguire nella sua interezza dal minuto 5.25, per avere un’idea di chi educa gli italiani. Insieme al Tg1.


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).