Secondo retroscena, con dubbi

Oggi sul Corriere della Sera c’è un’intervista di Aldo Cazzullo a Pierluigi Bersani, che parla di diverse cose: un amico mi ha fatto notare come un partito che rivendichi di aver affidato alla “società civile” le nomine in un importante ente pubblico, e che scelga le primarie come metodo per scegliere i rappresentanti eletti, rischi di perdere senso e ruolo, al punto di somigliare molto al partito “liquido” da cui aveva voluto tanto prendere le distanze. E poi c’è di nuovo la definizione della propria identità e dei punti di contatto con gli alleati attraverso il nemico: non più Berlusconi, ma ora “Lega, Berlusconi e Grillo”.

Ma c’è un’altra cosa più attuale e concreta, interessante: Cazzullo fa a Bersani solo due domande sulle primarie, e una – la metà del totale – decide di farla su un aspetto che non è stato tra i principali dibattuti intorno alle primarie, che pure sono diversi e molto delicati: l’eventualità del doppio turno. E Bersani dà una risposta che non dice né sì né no, e che volendo un intervistatore metterebbe tra quelle scartate, selezionando il testo dell’intervista. Una non risposta.

Farete primarie a doppio turno, come in Francia? 
«Anche le regole non le decidiamo da soli. Non lo escludo affatto. Ne discuteremo».

E invece la non risposta di Bersani (“non lo escludo”) diventa persino il titolo dell’articolo del Corriere.
Ora, io non so come sia andata e quali variabili e intenzioni abbiano messo in testa a Cazzullo di dare priorità a quella domanda, quali abbiano suggerito a Bersani di dare quella risposta, quali abbiano convinto Cazzullo a tenerla, quali abbiano convinto il Corriere a farci il titolo.
E quindi non so quale peso abbia avuto una cosa, vera: che se nello staff di Bersani comincia a esserci preoccupazione per la competizione con Renzi – come mi pare che ci sia, secondo me anche eccessivamente – l’eventualità del doppio turno è un’arma da studiare bene. Alle primarie di coalizione Bersani rischia di perdere voti a favore di candidati – Vendola o chi – più di sinistra, i cui elettori non voterebbero mai Renzi, e che a un secondo turno tra Renzi e Bersani si sposterebbero sul secondo. Quello che mi chiedo è quanto la stessa cosa valga simmetricamente per elettori di eventuali candidati con un’immagine sovversiva (grillini, o dipietristi) che a un secondo turno potessero cercare quell’immagine in Renzi: ma è anche vero che molti di quegli elettori nell’immagine di Renzi trovano piuttosto altre cose inaccettabili.

Quindi così a occhio il doppio turno per i bersaniani potrebbe essere una buona idea. E loro forse pensano lo stesso


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).