Renzi si occupi della violenza negli stadi

Nelle ore della disfatta della nazionale di Prandelli la rete e l’etere sono state invase da commenti stupidi sulla prima sconfitta del renzismo e altre banalità del genere. Battute che esiteresti a fare con gli amici, mentre Carlo Freccero, per dirne uno, le proponeva come pensose analisi politico-sociologiche nel prime time televisivo.
In realtà, l’eliminazione dai Mondiali fa cadere il velo che altrimenti avrebbe continuato a coprire una situazione seria. Che davvero riguarda Matteo Renzi.

Il giorno dopo la tragica serata del 3 maggio, finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina, messo alle strette dalle polemiche sullo strapotere delle tifoserie violente, il presidente del consiglio aveva promesso un intervento duro e risolutivo a tutela del calcio e dei frequentatori degli stadi. Misure da adottare non a stagione sportiva in corso bensì «in estate».
Ora è arrivato il tempo. Perché i Mondiali per l’Italia sono finiti. E soprattutto perché la morte di Ciro Esposito spalanca un baratro di ritorsioni possibili che lo straordinario atteggiamento della famiglia del giovane napoletano da solo non potrà scongiurare.

A peggiorare il quadro, dopo il Brasile il potere politico calcistico è vacante, e le società di Serie A escono ridicolizzate (ancorché gonfie di soldi) dalla farsa dell’asta dei diritti televisivi, nella quale ogni regola è stata capovolta, manipolata, ignorata, fino a un aggiustamento imbarazzante e italiota.
Tutto ciò riguarda il governo. Lo riguarderebbe anche se non fosse guidato da un premier che del proprio essere appassionato di calcio ha fatto un marchio distintivo, addirittura un veicolo di diplomazia interna e internazionale (pensiamo alle maglie scambiate con D’Alema e Merkel).

Oggi Scampia, luogo drammaticamente evocativo, seppellisce un ragazzo della curva del Napoli. Se non altro per evitare altri lutti, la civiltà, l’intelligenza e il cuore di napoletani e romani dovrebbero compiere il miracolo di gesti di pace, di giustizia, di riconciliazione dopo l’odio che dalle parole e dagli striscioni è passato ai fatti, al sangue. Ma purtroppo solo con la buona volontà, ammesso che si manifesti, non si va lontani. Saranno inevitabili misure draconiane.
E anche in questo caso, forse più che in altri, è da Renzi, dal papà che accompagna i figli al campo di Settignano, che ci si aspetta il miracolo di ridare alle famiglie la voglia, il gusto e la libertà di seguire lo sport che amano.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.