Renzi ha fatto bene?

Guardando Beppe Grillo, ascoltando i suoi sproloqui sempre più preoccupati e preoccupanti, non si può fare a meno di chiedersi come sarebbe ora la situazione se Matteo Renzi non avesse deciso di spiazzare sostenitori, avversari e osservatori con l’azzardata mossa della conquista di palazzo Chigi.
Non si tratta di fare confronti, bensì di decidere se Renzi avesse valutato bene la situazione e il pericolo che tutto e tutti venissero travolti dalla nuova ondata di piena grillina; e se la scossa che ha imposto al sistema (non solo quello politico) si stia rivelando efficace rispetto all’obiettivo che Renzi aveva dichiarato: salvare la politica da se stessa, ripristinare livelli minimi di fiducia nella democrazia e nelle istituzioni laddove il M5S vorrebbe galoppare sulle macerie.
Non è un esercizio ozioso. Al di là dell’agiografia o dell’antipatia preconcetta – entrambe ben presidiate nel circuito politico-mediatico – dobbiamo farci un’idea dello spessore di Renzi, al quale tutti riconoscono formidabili capacità comunicative mentre gli negano la visione strategica che altri leader di sinistra avrebbero avuto.
Il presidente del consiglio è sicuramente un improvvisatore, fin qui abile e fortunato, quanto a tattica e nella definizione dell’agenda. Ma se proviamo a immaginare come staremmo adesso – con il governo Letta sotto le bordate sempre più violente di Grillo e un Pd fatalmente stretto fra l’urgenza di apparire “nuovo” e la fedeltà a una formula di governo in affanno – dobbiamo riconoscere che Renzi ha colto la drammaticità del momento meglio e prima di tutti, agendo con la durezza necessaria, riuscendo perfino a sfruttare le difficoltà di Berlusconi nello stringerlo in un patto per le riforme che a quanto pare regge. Già, perché anche la friabilità di Forza Italia ci conferma che senza un potente catalizzatore dinamico e positivo al centro della scena (un governo percepito come monocolore renziano), oggi Grillo non incontrerebbe seri ostacoli nel suo assalto.
I primi conti si faranno il 26 maggio. Ma con grande (ed evidente) scorno di Grillo possiamo constatare fin d’ora che in ogni passaggio il messaggio di cambiamento di Renzi è arrivato agli italiani, ben prima degli effetti concreti del suo governo, dando al sistema immunitario della democrazia un po’ dell’energia perduta.
Di statista parleremo tra vent’anni. Intanto riconosciamo al leader del Pd qualcosa di più della parlantina svelta.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.