Non è la missione di Renzi

Finché a spingere Matteo Renzi verso palazzo Chigi è chi gli vuol male, pazienza. I suoi avversari fuori dal Pd, ansiosi di disinnescare la carica di novità di Renzi dentro la prossima campagna elettorale. E i suoi avversari interni, felici di allontanarlo dalla segreteria del partito e magari di vederlo presto inciampare in una delle buche che si aprono sulla strada di un premier di questi tempi.
La novità che lascia perplessi è che incoraggiamenti a imitare D’Alema ‘98 vengano ora anche da amici del segretario del Pd, antichi o recenti. Speriamo che, più che per calcoli di potere, lo facciano nella ingenua convinzione che “Matteo” sia re Mida, capace di trasformare in oro qualsiasi materia compresa quella – abbastanza povera – del governo d’Italia in un regime di larghe intese.

Il primo punto da appurare è se l’interessato sia effettivamente… interessato.
La segreteria democratica di ieri s’è chiusa smentendo la prospettiva. Senza offesa, questo vuol dire poco. Ci mancherebbe altro che Renzi manifestasse favore verso una proposta che fin qui gli è stata avanzata formalmente dal solo Alfano. Sul piano logico, la staffetta con Enrico Letta non dovrebbe avere per Renzi la minima attrazione. Dopo di che, noi pensavamo la stessa cosa anche nell’aprile dell’anno scorso, salvo scoprire (a cose fatte) che se per caso Napolitano invece di Letta avesse chiamato il sindaco di Firenze a fare il governo con Berlusconi lui, emozionato e tentennante, avrebbe accettato. Comprensibile, umana debolezza. Ma anche tragedia politica, fine prematura di un progetto promettente.
Sarebbe così anche oggi. Più della forza dirompente di un Renzi presidente, conterebbe l’effetto paralizzante un quadro politico asfittico, stanco trascinamento della Seconda repubblica: insieme alla campanella di palazzo Chigi e a tutte le rogne della crisi, Letta consegnerebbe al successore gli equivoci e i compromessi di una maggioranza già stanca, magari addirittura appesantita dal ritorno di Berlusconi (anche se non lo credo). È in queste condizioni che pensiamo Renzi possa corrispondere alle aspettative che ha generato negli italiani d’ogni colore politico?
Noi non sappiamo se e come sia possibile far «cambiare passo» al governo Letta, e dare alla legislatura un senso lungo altri dodici mesi. Ci pare una missione ai limiti del possibile. In ogni caso, non è la missione di Matteo Renzi.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.