Le provocazioni di Vendola e Casini

Bersani si tenesse stretto il “nemico” Matteo Renzi, se gli amici hanno le fattezze e i comportamenti di Nichi Vendola e Pierferdinando Casini.
Che si sia entrati in una lunghissima campagna elettorale, è chiaro. E che d’ora in avanti la competizione fra partiti non possa che crescere, è altrettanto evidente.
Dovrebbe però esserci un limite, almeno dettato dalla lealtà nei confronti di un partito (e di un segretario, tra l’altro impegnato in una conta interna) con il quale si ripete a giorni alterni di voler stringere alleanze addirittura strategiche.
Invece Bersani è stato messo in mezzo da questi supposti alleati con due operazioni “di movimento” che certificano dell’intenzione di colpire il Pd mentre ci si complimenta per la sua serietà verso il governo Monti (Casini) o per la sua linea di sinistra e di superamento di Monti (Vendola).
Si tratta di due provocazioni. Palese e dichiarata quella di Vendola, che pur di ampliare il proprio spazietto non esita ad aderire a un referendum totalmente ideologico, e addirittura a ritrovarsi con gente con la quale aveva rotto sanguinosamente ai tempi di Rifondazione proprio su una linea di preteso nuovo riformismo di sinistra.
Anche quella di Casini è una strumentalizzazione grave. Il capo dell’Udc non dovrebbe dimenticare mai di essere stato il principale ispiratore del Porcellum, per di più da una posizione allora istituzionale.
Il suo odierno ricongiungersi con il Pdl «per stanare il Pd sulla legge elettorale» trasuda cinismo e inaffidabilità, colpisce dove sa di far male. Mentre le alleanze di governo si costruiscono anche sulla fiducia reciproca.
Infine, è chiaro che questa antipatica situazione il Pd se l’è anche edificata da sé. Bersani dovrebbe ringraziare gli astuti manovratori che, consegnando il partito alla pura e semplice geometria delle alleanze su due fronti, ne hanno limitato l’autonoma iniziativa fin quasi a paralizzarla. Anche in questo caso: se questi sono gli esperti strateghi che ti sostengono, meglio il molesto giovanotto che ti sfida.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.