Il dopo è ora

Toh guarda, stanno scoprendo che senza Berlusconi il Pdl perde: e il bello è che ne parlano come se Berlusconi fosse solo la vittima e non anche l’artefice di questo curioso fenomeno. Ma il Pdl, senza Berlusconi, è sempre stato ciò che Berlusconi ha voluto che fosse: niente. È Berlusconi che ha disegnato il partito così, è Berlusconi che ha selezionato dei dirigenti e dei parlamentari spesso imbarazzanti (fa eccezione solo la prima e gloriosa fase del 1994) ed è Berlusconi che non vuole cambiare il Porcellum affinché l’andazzo possa proseguire, continuando a candidare personaggetti e signorine che da soli non prenderebbero i voti delle loro famiglie. È dura ammetterlo, ma se è vero che «se Berlusconi non ci mette la faccia, si perde» è perché lui in vent’anni non ha costruito niente, né gli interessava: e se non si legge mai di congressi, di riunioni che non siano ad Arcore, se le famose primarie non si sono mai fatte, se non trapelano dinamiche e confronti in seno al partito, è perché non c’è il partito. Noi spesso deridiamo i contorcimenti e gli harakiri della sinistra, ma almeno lì succede qualcosa: mentre un Renzi, nel Pdl, l’avrebbero affogato da piccolo nel laghetto di Milano Due o in qualche altro ridicolo non-luogo della non-politica in stile Publitalia. Berlusconi è la risorsa, Berlusconi è il problema. Dopo di lui il diluvio, ma piove già abbastanza forte, e animali da salvare non se ne vedono.

(Pubblicato su Libero)

Filippo Facci

Giornalista e scrittore, lavora a Libero, ha collaborato con il Foglio, il Riformista e Grazia. È autore di Di Pietro, La storia vera