Le mestruazioni spiegate dalla Disney

«Nel 1965, quando ero in quinta elementare, in un’atmosfera di grande segretezza e mistero alle bambine veniva mostrato questo cartone animato, mentre i bambini venivano raggruppati e portati a vedere un film in bianco e nero molto rovinato, per lo più incomprensibile, che parlava di farsi la barba e della necessità di farsi molte docce fredde e non fare pensieri impuri. Spero che nel frattempo le cose siano cambiate.»
Lo racconta Bob, statunitense, amico e coetaneo dei miei genitori.
Il cartone animato di cui parla si chiama The Story of Menstruation, e quando lo guardavano le sue compagne di classe, in realtà, era già in circolazione da un pezzo.

The Story of Menstruation è un cartone animato Disney, uscì nel 1946 e faceva parte di una serie di film che la Disney produsse per le scuole tra il 1945 e il 1951, in una fase in cui stava cercando di diversificare la sua produzione dai soli contenuti di intrattenimento.
Il film fu prodotto su commissione: fu richiesto e pagato dalla International Cello-Cotton Company (che produceva gli assorbenti Kotex), esplicitamente per essere proiettato nelle scuole degli Stati Uniti. Per assicurarsi che fosse scientificamente accurato e aumentare le possibilità che medici e infermieri scolastici ne autorizzassero e incoraggiassero la proiezione per le studentesse, fu assunto un ginecologo come consulente di produzione.

Il film dura dieci minuti, durante i quali una voce femminile – l’attrice Gloria Blondell – spiega in che cosa consistono le mestruazioni e come affrontarle, in tono un po’ paternalistico e il più possibile rassicurante ma con un buon livello di precisione.
Delle mestruazioni si parlava molto poco negli anni ’40: nello scrivere i testi del film gli autori si impegnarono a dare informazioni accurate e precise con un certo distacco, senza essere troppo espliciti. Nelle scene in cui vengono descritte le parti anatomiche e si spiega concretamente che cosa succede quando si hanno le mestruazioni, il corpo femminile viene strategicamente stilizzato, e il sangue mestruale è rappresentato in bianco. Esistono solo gli organi interni, e la vulva no, ma le cose sono chiamate con il loro nome. Le mestruazioni si chiamano mestruazioni, viene pronunciata la parola “vagina”.
Il resto delle scene mostra bambine, ragazze e donne con l’aspetto tipico dei personaggi disneyani; una delle ragazze somiglia moltissimo a Cenerentola.
Non si parla di rapporti sessuali, né di concepimento – anche se astrattamente si parla di un ovulo che potrebbe essere fecondato –, né di parto, anche se la maternità è un tema portante: il video si apre con una bambina in culla che cresce e diventa adulta, e si chiude con una madre che bacia la propria bambina in una culla. Le mestruazioni vengono definite «una parte del piano eterno della natura per trasmettere il dono della vita».

Insieme al film, alle scuole venivano consegnate delle copie di un fascicolo di accompagnamento, pensato per essere distribuito agli insegnanti e alle studentesse. Si chiamava Very Personally Yours e conteneva alcuni approfondimenti sulle informazioni del film, e un calendario da usare per segnarsi i giorni delle mestruazioni ogni mese: «può fare comodo se devi fare dei piani per il futuro». Piani generici, naturalmente.
Nelle immagini trovate alcune pagine, per farvi un’idea:

Il film rivela la visione della donna della società dell’epoca, il matrimonio e la maternità sono al centro dell’esperienza femminile (si vede una sposa, poi madre), le cose più importanti della sua vita. Per essere un film del 1946, però, fornisce una buona quantità di informazioni, anche se è facile immaginare che una bambina o una ragazza che non avesse idea di che cosa sono le mestruazioni e ne sentisse parlare per la prima volta guardando il film, avrebbe bisogno di fare un buon numero di domande di chiarimento prima di avere tutte le informazioni che le servono sull’argomento.

Fu comunque usato nelle scuole degli Stati Uniti fino alla fine degli anni Sessanta, e si stima che in quell’arco di tempo fu visto da quasi 100 milioni di studentesse.
Nel 2015 la Biblioteca del Congresso statunitense ha selezionato il film per la conservazione nel National Film Registry, per la sua «rilevanza culturale, storica ed artistica».

Non sono riuscita a trovare il film che guardavano i ragazzi americani negli anni ’60, ma per quanto riguarda le speranze di Bob, purtroppo le cose non sono cambiate più di tanto.

Giulia Balducci

È nata a Milano e ci vive ancora, ha studiato a Milano, a Bologna e in Francia e ha una laurea specialistica in Letteratura Contemporanea, a cui tiene molto. Prima del Post ha insegnato Italiano in una scuola per stranieri, ha lavorato per l'Università di Bologna, ha ascoltato molta musica e letto molti libri.