L’equivoco egualitario

Simonetta Fiori su Repubblica racconta il libro “L’università per tutti”, di Andrea Graziosi (Il Mulino), le cui considerazioni hanno a che fare con quello che avevo citato stamattina di Michele Serra, e con molte altre cose di cui si è parlato su questo blog.

Quella narrata da L´università per tutti è una storia di “errori” e “previsioni sbagliate” che non risparmia le classi dirigenti dei decenni successivi, né la pianificazione degli anni Ottanta («quando di pianificazione si parlava in modo critico perfino in Unione Sovietica», annota il sovietologo Graziosi) né la “razionalizzazione” e “l’autonomia” degli anni Novanta, che all´università avrebbero inferto il colpo letale. Dal precedente equivoco egualitario discende l´altro luogo comune tuttora riscontrato nel ceto politico di qualsiasi segno, ossia «la convinzione che l´università sia solo per gli studenti e non per gli studi, e dunque assolva una funzione esclusivamente didattica e formativa», dimenticando «il ruolo essenziale dell´università di ricerca», che non può non essere «selettiva», «meritocratica» e di «limitate dimensioni».
Ma sono le università di ricerca – ci ricorda Graziosi – che formano le élites nazionali, questione che sembra non appassionare più nessuno. E soltanto «differenziando gli atenei e incentivando le eccellenze», rinvigorendo «il settore più debole che è quello del post dottorato di ricerca», è possibile fermare il suicidio culturale in corso. Un obiettivo da raggiungere sostituendo ai vecchi parametri di valutazione, che finora hanno favorito il degrado universitario, nuovi criteri che premino soltanto merito e qualità.


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).