Le primarie a Capodanno

Per adesso è soltanto una mossa politica, da riempire di regole e quindi di significato e di conseguenze. Che mossa politica, però…Bersani prova a replicare il miracolo delle primarie per la coalizione con una acrobazia organizzativa di forte impatto mediatico.

Era abbastanza scontato che il Pd fosse costretto a una forma di «partecipazione popolare» (come l’aveva definita il segretario) che emendasse il partito dalla corresponsabilità nella mancata riforma del Porcellum. Non era affatto scontato – e anzi ha generato scalpore e disorientamento, oltre che sincero entusiasmo – che i democratici provassero a rimettere in piedi la macchina delle primarie in pieno ponte di Capodanno. Il messaggio è proprio nella data e così è stato speso da subito. Guardate che operazione di democrazia siamo disposti e siamo in grado di allestire, mentre Grillo epura i suoi dissidenti, Berlusconi annaspa fra pacchi e spacchettamenti, e il centro chissà-quanto-montiano continua ad avere tanti generali senza essere un esercito. Il messaggio è destinato a passare, e a funzionare. Soprattutto nello stridente contrasto con la falsa democrazia dal basso di M5S.

Se poi funzioneranno anche le primarie per scegliere i candidati al parlamento, questo è un altro discorso, molto legato ad alcuni cruciali particolari che saranno definiti solo lunedì prossimo. «La ruota deve girare» è il mantra bersaniano in tema di rinnovamento del gruppo dirigente. Il segretario per primo sa però benissimo che la ruota non gira da sola, né viene mossa dalla spontanea passione popolare. Perché l’esito finale della selezione risulti soddisfacente sia sotto il profilo della qualità, che sotto quello dell’esperienza e dell’equilibrio politico di un partito che negli ultimi mesi è cambiato molto, bisognerà giocare abilmente fra dinamiche locali ed esigenze nazionali, ovviamente difendendo il requisito essenziale: e cioè che la decisione finale spetti davvero agli elettori convocati in giornate così speciali.

È una bella sfida, in grado di tenere il Pd alto nel consenso degli italiani e molto avanti ai concorrenti quanto a capacità di innovazione. È però anche una complicazione, affrontata consapevolmente: del resto le cose difficili sono una costante nel Pd da quando Bersani ha capito che la marcia verso palazzo Chigi non poteva più procedere d’inerzia ma aveva bisogno di salti, di scarti. Di botti, anche a Capodanno.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.