il computer che vince a poker [Pillole]

Siamo ormai abituati a vedere un computer che batte gli esseri umani a scacchi, anche se per il go ci vorrà ancora molto tempo prima di vedere un grande giocatore non umano. In giochi dove la fortuna gioca un ruolo non secondario, come il backgammon, i computer hanno raggiunto capacità ottimali ancora prima. Ma l’annuncio di Nature – che cita un articolo apparso su Science – è molto importante. Per la prima volta, infatti, un computer è in grado di essere essenzialmente imbattibile in un gioco “reale” come il poker nella versione Texas hold ’em (per la precisione, una versione semplificata, ma comunque giocata effettivamente).

Oggettivamente non so quanto l’affermazione dei ricercatori, secondo cui il programma è “essenzialmente imbattibile a lungo termine”, sia una trovata pubblicitaria oppure no: chiaramente nella singola partita c’è una componente di fortuna che non può essere prevista a priori, ed è difficile stimare effettivamente il risultato teorico in una serie di partite. Per il resto, non mi stupiscono tanto le descrizioni ad alto livello, con il “counterfactual regret algorithm” (l’algoritmo che riguarda a posteriori le scelte fatte, dando loro un peso negativo nel caso siano state perdenti) e l’essere in grado di bluffare. Mi pare però strano che un algoritmo di quelli che impara sia stato in grado di diventare un campione con solo 1500 partite, considerando che – sempre secondo gli autori – l’albero complessivo del gioco avrebbe più di trecento milioni di miliardi di stati e che la base dati da loro usata è di “soli” 212 terabyte (ma con ingegnose tecniche di compressione sono scesi alla quisquilia di 11 terabyte aumentando il tempo di elaborazione di un mero 5%). Il tutto sarà un ballon d’essai per i veri scopi di un programma simile, vale a dire il gioco in borsa che presenta molte somiglianze? Vedremo.

Maurizio Codogno

Matematto divagatore; beatlesiano e tuttologo at large. Scrivo libri (trovi l'elenco qui) per raccontare le cose che a scuola non vi vogliono dire, perché altrimenti potreste apprezzare la matematica.