Perché il Cda della Rai dovrebbe dimettersi

Le conseguenze di un quadro politico che si sposta su un baricentro di sinistra-centro si fanno sentire dove al Pdl fa più male. Sicché il sabotaggio delle nomine nel nuovo consiglio d’amministrazione della Rai ha una sola spiegazione: i berlusconiani sanno di aver già perduto la maggioranza in un nuovo eventuale cda, sulla cui composizione Casini sta lavorando con un occhio all’alleanza col Pd e un altro alle istanze di riequilibrio di genere di “Se non ora quando”.

Per questo le riunioni della commissione di vigilanza Rai saltano una dietro l’altra. Con un rischio serio: che anche ciò che per la “nuova” Rai è stato deciso da Monti venga compromesso. Fossimo nel presidente e nel direttore generale designati dal governo, non sappiamo se resteremmo ad aspettare a bagnomaria, mentre Pdl e Lega fanno saltare riunioni della commissione e mentre peggiorano i conti dell’azienda che Monti ha chiesto a loro due di risanare.

Ma se Tarantola e Gubitosi possono fare ben poco per impedire questa deriva verso il nulla, ci sono altre tre persone che potrebbero invece fare la mossa decisiva, sbloccando lo stallo e consegnando la Rai a una nuova guida nel pieno delle proprie funzioni. Se infatti l’attuale presidente Garimberti e i commissari van Straten (indicato a suo tempo dal Pd) e De Laurentiis (Udc) si dimettessero, al cda in carica verrebbe a mancare irrimediabilmente il numero legale per operare. Sono già andati via Rizzo Nervo e Bianchi Clerici, dunque con la Lei resterebbero in quattro: una situazione insostenibile, che a meno di ripensamenti del Pdl obbligherebbe il Tesoro a tutelare l’interesse pubblico e il proprio investimento nell’unico modo possibile, cioè il commissariamento.

I tre citati siedono in un cda privo ormai perfino del potere e della voglia di rinnovare i contratti alle showgirl. Sono sicuramente ansiosi di agevolare la linea di risanamento di Monti. Possono farlo con un gesto molto semplice, che libererebbe anche loro da un impaccio e da un imbarazzo che possiamo facilmente immaginare.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.