Due storie dal passato

Carlo Malinconico e Nicola Cosentino: due personaggi molto diversi, due storie non paragonabili che si incrociano con un tratto comune. Perché entrambe arrivano dal passato, da una stagione fangosa della quale sapevamo di non poterci disfare subito, ma che trasmette i suoi miasmi ora, quando cominciavamo ad abituarci ad altri costumi, altri problemi, altre emergenze, altri temi di attualità sui giornali, altre logiche di schieramento politico e parlamentare.

Proprio nella diversità tra le due vicende e tra i due esiti si vede però il tempo diverso, il cambiamento che è intervenuto. Monti si è liberato del problema rappresentato dal suo sottosegretario con grande rapidità, con la piena disponibilità dell’interessato (al quale peraltro non vengono fin qui addebitati favori alla famigerata Cricca) e uscendo proprio per questo motivo rafforzato come premier.

Non è possibile dire lo stesso per i partiti dell’ex maggioranza di centrodestra a vario titolo coinvolti nel caso Cosentino. Qui siamo ancora all’ostinata resistenza da parte dell’uomo sospettato di connivenze con la camorra, e alla difesa totale che ne fa il suo partito: non c’è solo un altro stile rispetto a Monti, c’è tutt’altra sostanza, cioè un’intera comunità politica che confessa di non potersi liberare di un peso al quale evidentemente è troppo avvinta.

Come il Pdl, anche la Lega trascina nell’era Monti i suoi problemi precedenti, le sue divisioni interne, un regolamento di conti mai risolto con gli ex alleati e fra gli stessi fratelli padani. Infine, fatalmente, è l’intero parlamento che, nell’intervallo fra aver riformato le pensioni ed esser chiamato a liberalizzare servizi e professioni, si vede rigettato indietro: in un clima e in votazioni e manovre di Palazzo tipiche dell’era berlusconiana.

Rimane da augurarsi che le due storie rappresentino solo una parentesi della nuova stagione, e che in particolare il Pdl non prenda spunto dal caso Cosentino per scardinare equilibri politici che lo vedono in sofferenza, mentre sono in agenda questioni e riforme di enorme portata.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.