Con le molle

Storia da prendere con le molle e di cui l’unico dato su cui si può dare un giudizio certo è che il pezzo del Giornale su Ilda Boccassini della settimana scorsa era una porcata da imbecilli.
Ma posto che una perquisizione domestica non è una cosa bella, e posto che le intimidazioni ai giornalisti sono sempre preoccupanti, qui non mi pare che si sia creato un ostacolo alla libertà di informazione: la giornalista del Giornale non è indagata, ha subito una perquisizione, un atto giudiziario, nell’ambito di un’inchiesta contro qualcun altro. La perquisizione si è resa necessaria dall’intenzione di verificare se l’indagato ha commesso un reato e perseguirlo. Lei stessa dice cose contraddittorie: che non è indagata, ma “è un attentato alla nostra professione. Se non si può più pubblicare atti che io ritengo non coperti da segreto, atti vecchi di trent’anni, parte di un procedimento chiuso, è chiaro che c’è un attacco al nostro lavoro”.

Ripeto, è spiacevole quello che le è successo, ma le è successo in conseguenza di un reato ipotizzato, e a cui lei è considerata estranea, né alcun reato le è attribuito. E certo, la solerzia dei magistrati quando si tratta di magistrati è un tema, ma è un altro tema. Di certo quello che è successo non mi tratterrà domani dal pubblicare una storia per il timore di una perquisizione.


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).