Che cosa c’è nella foto di Obama e nel video di Osama

Il potere, si sa, è un sacramento. E come ogni sacramento mostra se stesso, ma per alludere a quello che non si vede. E ha bisogno che non tutto si veda per potersi mostrare. A bocce (quasi) ferme la cosa più interessante dell’affare Bin Laden è allora la foto di Obama e del gruppo presidenziale nella situation room e i video di Osama. La foto di Osama morto la vedremo quando non ce ne importerà nulla, cioè tra pochissimo, ma è come se l’avessimo già vista, perché sia la falsa foto della prima ora che purtroppo i morti veri che abbiamo visto in questi anni hanno saturato la nostra curiosità.

La foto dello staff presidenziale è invece davvero interessante, proprio perché in fondo non mostra nulla. Non è la prima foto del genere, basti pensare alle foto di Kennedy nel suo studio durante la crisi dei missili di Cuba, o anche a certe foto e riprese di protagonisti della seconda guerra mondiale. Ma è forse la prima volta che una foto di questo tipo viene fatta circolare “al posto” di un fatto, senza rappresentarlo, o meglio, il fatto c’è, anche nella foto, ma noi non lo vediamo, lo vedono quelli che noi stiamo guardando. Ed è interessante, anche perché noi li vediamo quando a loro non interessa essere visti, quando non stanno rappresentando il potere, né vediamo il fatto che ci interessa. Per quel tipo di visione e di rappresentazione c’è stato l’annuncio di Obama della morte di Bin Laden (un discorso che Bush avrebbe potuto fare nello stesso identico modo) e la visita al sito delle Torri Gemelle, a chiudere simbolicamente un cerchio. Quella della foto è invece una specie di ostentata operazione trasparenza (il presidente nel momento del blitz) che però si risolve nella massima opacità del non vedere niente. È un nuovo modo di rappresentare il sacramento nell’epoca dei social network e dell’esibizione della forma, della relazione? Un ritorno del barocco nell’era della comunicazione in tempo reale?

Può essere, ma di certo fa il paio con il video di Osama, in cui la differenza formale è data dal fatto che vediamo anche che cosa Bin Laden sta guardando. Ed è una “mise en abyme”: Osama (tramite l’occhio della videocamera) sta guardando se stesso che sta guardando se stesso (alla tv). Il sacramento non c’è più, perché non c’è più nulla di nascosto, dietro Osama c’è solo Osama, mentre Obama guarda qualcosa d’altro. Che noi non vediamo, ma c’è.

Gianluca Briguglia

Gianluca Briguglia è professore di Storia delle dottrine politiche all'Università di Venezia Ca' Foscari. È stato direttore della Facoltà di Filosofia dell'Università di Strasburgo, dove ha insegnato Filosofia medievale e ha fatto ricerca e ha insegnato all'Università e all'Accademia delle Scienze di Vienna, all'EHESS di Parigi, alla LMU di Monaco. Il suo ultimo libro: Il pensiero politico medievale.