Bike sharing 2.0

Ho eliminato da tempo la macchina. Propensione al pensiero verde? Insomma. Diciamo che a Roma la macchina è uno stress, a volte mi ci voleva un’ora per parcheggiare. Da anni uso la moto. Ne ho cambiato tante, adesso ho un Free 150 della Piaggio. Però anche la moto comincia a seccarmi: l’assicurazione, il bollo (che mi dimentico sempre di pagare e mi arriva la multa maggiorata) e poi mi sto facendo vecchio, i riflessi non sono più quelli di una volta, sapete com’è, le buche, qualche caduta.
Ho optato per la bicicletta.
Che è di mio figlio, ma la uso anche io, perché mi piace scambiare le cose,quando è possibile. Propensione al pensiero verde, scambi e oggetti in comune? Ok, forse sì, sono pure di sinistra. Prima di comprarla, però, mi ero informato sul bike sharing. Mi piace, come dicevo, per quanto mi è possibile, affittare e non possedere. Però purtroppo le stazioni di scambio, a Roma, sono ubicate quasi tutte in zona centrale. Campo dei Fiori, Largo Argentina, Pantheon, piazza del Popolo e qualcuna in zona San Lorenzo e Nomentana. Abito a Monteverde, in una zona popolare e densamente abitata, la bicicletta la userei per andare in ufficio (part time verticale, lunedì e martedì, al Ministero dell’Agricoltura), sei chilometri e quindi ho bisogno di una stazione di scambio nelle vicinanze di casa mia.
Non c’è.

Qui, lo confesso, ho avuto un moto di fastidio. Incontravo delle persone (a volte dei conoscenti) con la bicicletta in sharing, ed ero invidioso. Loro notavano il mio sguardo e insistevano: il mondo, dicevano, si migliora andando in bicicletta, via dalle polveri sottili e dallo stress. E avete ragione, rispondevo. Ma dove l’avete presa la bici? Qui a Campo dei Fiori, c’è una bella stazione di scambio. Ma dove abiti? chiedevo. Qui a Campo dei fiori, a due passi. Ah! Ne incontravo un altro. Stessa domanda. Stessa risposta. A due passi dalla stazione di scambio di piazza del Popolo. Ah! Me ne tornavo a casa riflettendo sul paradosso. Solo quelli che abitano al centro e sono fortunati perché si godono la Roma barocca e hanno abbastanza soldi per pagare un affitto, possono essere ecologisti e salvare il mondo dal traffico e dalle polveri sottili? Tripla fortuna, abitare al centro città, avere la postazione di scambio a due passi, e guardarmi con aria di superiorità morale – tipica di un certo ecologismo benestante.

Vabbè, mi sono detto, basta. Me la compro. Detto, fatto. Mountain bike, doppio cambio. Che bello. E una catena, naturalmente. Ho preso una buona catena. Perché dove la metti?, mi ha chiesto il negoziante? Giù, ho risposto, sotto casa. Giù? Non su? E no, su no, ho un balcone piccolo. Poi mia moglie si lamenta, non può stendere i panni, se c’è la bici. Ah! Mi ha riposto, è contro il mio interesse, ma guarda che se la metti giù non la trovi più. Tempo un notte. Come “se la metti giù non la trovi più”? E perché? Indovina un po’: passano i rumeni e se la caricano. Vabbè, ho detto, ma per questo compro un Bloster di quelli che nemmeno con le cannonate. Sì, beato te, quelli, i rumeni, hanno delle tronchesi che ti spezzano l’acciaio. Non ci credi? Guarda vai da Brico o, che ne so, da Artfer, o vai sui loro siti, vedi che tronchesi hanno in vendita. Roba micidiale. E sai chi le compra? I rumeni, di notte passano, rompono la catena e si caricano la bicicletta.

Ok, devo portarla su. Portala su, lì o là, ma non giù, non la trovi, tempo una notte. Quindi, il Bloster è inutile? dico io. No, dice lui, devi comprarlo comunque, perché anche se vai al cinema e la lasci due ore fuori, rischi di non trovarla. Ti dico queste cose contro il mio interesse. E il cazzo! rispondo, me le dici adesso: la bicicletta l’ho comprata. Cioè, come? vado al cinema la lascio e non la trovo? Sì, sempre i rumeni. Girano con le tronchesi. A me qua, davanti al negozio, due biciclette mi hanno rubato. Ma con il Bloster? No, senza niente. Ah, va bene, ma io ci metto il Bloster. E che ti devo dire, mi risponde alzando le sopracciglia, auguri. Passano i rumeni. Sì sì, ho capito, ma quanto sono grandi queste tronchesi? Grandissime, vai sul sito di Artfer… Ho capito, ho capito, lo interrompo, ma io non ho mai visto passare dei rumeni con le tronchesi giganti. Eh, va bene, mi dice, fai la prova, invece di metterla su, mettila giù, lasciala per un po’ e non la trovi più. Rubata. Poi vai a Porta Portese e magari la ricompri, a metà prezzo. Però c’è una soluzione, mi dice. E si! la voglio la soluzione! Ho comprato la bicicletta per contribuire all’abbattimento delle polveri sottili e diffondere lo sharing pensiero, come facciamo sennò a risollevare le sorti della sinistra? Con cose pratiche, no? La soluzione, mi dice, è che ti smonti la ruota e il sellino. Vedi? la ruota sulla tua bici si smonta in un attimo, togli questa… è fatta! Ah, ho capito, ma che faccio, vado al cinema con la ruota o la sella in mano? Non so nemmeno se mi fanno entrare. Se per questo, mi dice, ci sono sempre gli accessori: vedi questa borsa? è fatta apposta per metterci la ruota e poi la porti a tracolla. La ruota a tracolla? Ma dai. È ridicolo. Ma guarda, insiste, che comunque ti conviene portarti il sellino o la ruota, perché se non passano i rumeni, magari passa qualcuno, e così, per sfizio o perché gli serve, ti ruba il sellino o la ruota: questa è facile da rubare, vedi? Sviti questa e tac, ti porti la ruota. Ho capito, me l’hai già fatto vedere. Ma non c’è un modo per non far svitare la ruota in un attimo? Sì, dice, c’è un lucchetto: quando serve a te, ti porti la ruota, sviti questa, vedi?, e la smonti; quando vuoi proteggere la ruota, metti il lucchetto, così non possono fare tac e portarsi la ruota. Certo resta sempre il problema del sellino. Ma quello in mano puoi portarlo, non dà nemmeno fastidio, vai al cinema e lo metti sotto la sedia, al ristorante, sotto il tavolo.

Ah. Ma quelli che fanno bike sharing? Quelle biciclette i rumeni non le rubano? Parlo con mia moglie: sul balcone? E lei: no! no! si sì, no, e i panni? I gerani, le due piante di basilico che teniamo fuori? Hai letto Luca Molinari sul Post? Dice che ci sono quelli che sui balconi mettono le api e gli orti, e tu te ne vieni con la bicicletta? Eh, dico, ma quelli sono imparentati con quelli che fanno il bike sharing a Campo dei Fiori, tutta una combriccola. E vabbè, dai, proviamo con il garage. Proviamo, ma non risolviamo il problema: va bene, la notte siamo al sicuro, ma se basta un attimo, la lasci, giri gli occhi e arriva uno con le tronchesi e se la carica? Qua bisogna portarsi la ruota a tracolla. La ruota a tracolla no, è pesante, sudo, consumo calorie, poi devo mangiare di più, ufff. Il garage comunque vuole un sacco di soldi: io e mia moglie ci facciamo due conti, di quelli assurdi, se la rubano dopo tre mesi, considerato che spendiamo 30 euro al mese, 340 in un anno e la bici costa 160, considerato poi che se la rubano a Porta Portese puoi trovarla a metà prezzo, così, insomma, alla fine la bicicletta sta sul balcone.

Maledizioni, varie ed eventuali: non si riesce più a passare. E non finisce qui. La prende mio figlio e gli diciamo: mi raccomando, controlla sempre, un occhio al pallone, un altro alla bici. A’ pa’, io però mi devo concentrare sul pallone, il mister si incazza, già sta come una bestia per la Roma e Luis Enrique (e pure mio figlio è romanista e sta nervosissimo): io la lego bene con il Bloster, ma se se la rubano pace, male che vada andiamo a Porta Portese, anche il mister ha fatto così, anche a lui l’hanno rubata, una volta ti succede di sicuro, così m’ha detto il mister – ma sta nervoso per la Roma. Allora la prendo io, vado al cinema e sto con il pensiero: ma si può entrare con la ruota di una bicicletta? Chiedo alla cassiera. La ruota di una bici? Sì, una precauzione contro i rumeni con le tronchesi. Poi, vado al centro e vedo quelli che scendono da casa, prendono la carta, bip, liberano la loro bici in bike sharing e partono per la liberazione delle polveri sottili dal mondo. Che invidia.

Cari rumeni con le tronchesi e cari tutti che rubate le bici qua il traffico uccide, e lo stress, un’ora per parcheggiare, la vita è breve, non possiamo affidare solo ai proprietari di case al centro il lusso del bike sharing, facciamo una cosa (se leggete il Post) se vedete un mountain bike bianca parcheggiata a via di Donna Olimpia, o vicino al cinema, quella è la mia. Non la rubate, perché ve la presto. Facciamo un salto di qualità, miglioriamo il mondo, basta con la proprietà, dove è possibile, scambiamo le cose, voi mi prestate le tronchesi (non si può mai sapere) io la bici. Oh, fatemi sapere, grazie.

Antonio Pascale

Antonio Pascale fa il giornalista e lo scrittore, vive a Roma. Scrive per il teatro e la radio. Collabora con il Mattino, lo Straniero e Limes. I suoi libri su IBS.