Facce da colpevoli

Il 23 riprenderà a Perugia il processo d’appello per Amanda Knox e Raffaele Sollecito, dichiarati colpevoli in primo grado dell’omicidio di Meredith Kercher e condannati rispettivamente a 26 e a 25 anni di carcere. L’omicidio avvenne nella notte tra l’1 e il 2 novembre 2007 in una villetta di via della Pergola, a Perugia. Knox e Sollecito vennero arrestati quattro giorni dopo, sono in carcere da allora.

Ho scritto molto di questa storia, anche sul Post. E ho sempre espresso un sacco di dubbi su come si era concluso il processo di primo grado. Secondo me esisteva un ragionevole dubbio grande come una casa, c’era sempre stato, era diventato più grande man mano che il processo andava avanti. Credo che Amanda Knox e Raffaele Sollecito siano innocenti. Lo credo in base a ciò che ho letto, ascoltato, visto. Ogni volta che ho scritto questa cosa, e cioè che credevo all’innocenza dei due, mi sono arrivati interventi del tipo “certo, sono due figli di papà, possono pagare bravi avvocati”, “e così il colpevole sarebbe solo Rudy Guede, nero, povero e senza famiglia” o ancora “gli americani criticano la giustizia italiana però hanno la pena di morte”. Cose così, insomma.

Dopo l’arresto di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, tv e giornali tirarono fuori l’armamentario intero parlando di “fidanzatini diabolici”. Lei divenne “Foxy knoxy”, lui “faccia d’angelo”. Soprattutto sulla ragazza si accanirono, la descrissero come una dark lady (a 19 anni?), mangiatrice di uomini a ripetizione. Intrepidi giornalisti italiani si avventurarono a Seattle, alla Washington University, chiedendo a qualsiasi essere umano di sesso maschile se avesse fatto sesso con Amanda Knox. La stessa Amanda era ovviamente fumatrice di canne a ripetizione e chissà cos’altro. Insomma, come ho già scritto, Amanda Knox e Raffaele Sollecito erano fatti a forma di colpevoli. Eccoli lì, perfetti per il ruolo.

Una cosa simile avveniva, nello stesso periodo, qualche centinaio di chilometri più a Nord, per un altro brutto fatto di cronaca. A Garlasco, il 13 agosto 2007, era stata assassinata, mentre si trovava a casa, Chiara Poggi, una ragazza di 26 anni. Unico sospettato è il suo fidanzato, Alberto Stasi. Di lui dicono che ha gli occhi di ghiaccio, che è freddo, che non ha pianto per la morte della sua fidanzata, che ascoltando la registrazione della sua voce che chiamava il 118 si capiva che non esprimeva nessuna angoscia. Nel suo computer, si disse, c’erano filmati per pedofili. Poi le indagini conclusero che quei file in realtà non erano stati scaricati ma erano rimasti “intrappolati” mentre Stasi guardava filmini porno. Insomma, anche Stasi era fatto a forma di colpevole.

Quando fu il momento del processo, abbreviato, il giudice dell’udienza preliminare fece una cosa che dovrebbe essere normale ma che invece a volte non lo è. Sgomberò il campo da “occhi di ghiaccio” e “sguardi freddi”. Disse: «Contano le prove». Solo che tutta quella mole di analisi, di test scientifici, non lo convinceva. Così ne chiese altri e altri ancora, approfondì tutto. Alberto Stasi fu assolto in base all’articolo 530, secondo comma, del codice penale, quello che stabilisce che deve essere pronunciata sentenza di assoluzione “quando manca, è insufficiente o è contraddittoria la prova”. La vecchia formula dell’insufficienza di prove, insomma. Il ragionevole dubbio.

A Perugia, nel processo di primo grado, le difese di Knox e Sollecito chiesero alla giuria di nominare periti super partes, la giuria rifiutò. C’erano le perizie della polizia scientifica, e tanto bastava. Ora, in secondo grado, il presidente della giuria ha invece nominato due periti super partes che hanno esaminato le analisi già effettuate e, di fatto, le hanno smontate. Sarebbe lunghissimo parlare qui di amplificazione del Dna, analisi irripetibili e altro. L’accusa è sempre convinta della colpevolezza di Amanda Knox e Raffaele Sollecito ma i due periti della giuria hanno detto che non c’è nessuna prova della loro presenza nella casa del delitto. Sul coltello da cucina indicato come arma del delitto, inoltre, secondo i periti, il Dna di Meredith Kercher proprio non ci sarebbe. Altro che ragionevole dubbio. Tanto che molti giornali inglesi e americani, e anche alcuni italiani, parlano ormai di assoluzione certa.

La sentenza arriverà presto, entro fine settembre, al massimo ai primi di ottobre. È possibile (molto possibile) che Amanda Knox e Raffaele Sollecito tra non molto tornino liberi. Resterebbe, in quel caso, il piccolo problemino di oltre 1400 giorni passati “al gabbio”, come si dice. E, cosa parecchio importante, resterebbe anche da capire che cosa realmente accadde, in via della Pergola, nella notte tra l’1 e il 2 novembre 2007.

Stefano Nazzi

Stefano Nazzi fa il giornalista.