Adesso ti spiego

Dicevano: se non si faranno le riforme, i mercati internazionali puniranno l’Italia e lo spread continuerà a salire. Poi hanno detto: se Berlusconi non si dimetterà, i mercati internazionali puniranno l’Italia e lo spread continuerà a salire. Allora Berlusconi ha scritto una lettera d’intenti alla Bce, ma non è bastata perché le opposizioni e le banche centrali hanno detto che Berlusconi era di scarsa credibilità: lo spread perciò ha continuato a salire. Allora Berlusconi ha pensato di porre la fiducia sulla lettera scritta alla Bce, ma la risposta è stata: se le opposizioni voteranno contro, vorrà dire che non vogliono fare le riforme e lo spread continuerà a salire; se invece voteranno a favore, Berlusconi rimarrà al governo e lo spread continuerà a salire. Nei fatti, lo spread ha continuato a salire.

Allora hanno detto: se Berlusconi si dimetterà (e piazzerà al suo posto un Alfano o un Letta o uno Schifani) lo spread si calmerà, ma solo per qualche ora: dopodiché continuerà a salire, perché Alfano o Letta o Schifani non potranno fare ciò che Berlusconi non ha potuto. Allora Berlusconi, senza più maggioranza, ha detto che dopo l’approvazione del piano di stabilità si dimetterà e basta: ma i mercati non ci hanno creduto e lo spread ha continuato a salire. Allora il Capo dello Stato ha fatto un comunicato in cui ha precisato che Berlusconi si dimetterà di sicuro, ma i mercati internazionali se ne sono fottuti e lo spread è salito lo stesso perché non era chiaro che cosa contenesse il patto di stabilità e quali riforme prevedeva e chi sarebbe andato al governo o se ci sarebbero state le elezioni.

Berlusconi, intanto, ha continuato a dire che dopo l’approvazione del piano di stabilità – e le sue dimissioni – le elezioni dovevano esserci eccome: ma questo porterebbe a un periodo di subbuglio – si è detto – e insomma lo spread continuerebbe a salire. Intanto la Ue, ricevuta la lettera di Berlusconi, chiedeva una manovra aggiuntiva (la sesta) che garantisse la tenuta dei conti pubblici, questo perché lo spread continuava a salire. Allora il Capo dello Stato ha trasformato il «tecnico» Mario Monti in un senatore che fosse meno tecnico e più legittimato a guidare un governo: la risposta è stata un’ecatombe finanziaria con la banca Barclays che diceva «l’Italia è finita» e lo spread che schizzava nella stratosfera.

Non aiutava che alcuni soggetti (Cgil, l’Italia dei Valori, Vendola, naturalmente la Lega) invocassero pure loro le elezioni e ponessero dubbi sulle riforme che prima voleva fare Berlusconi (perlomeno nella lettera alla Bce) e che dopo avrebbe dovuto fare Mario Monti. Il quale Mario Monti, infine, è stato prospettato come definitivo e prossimo premier e il risultato però non è cambiato granché, e cioè: lo spread è salito nell’iperspazio, l’interesse dei Bot pure e la Borsa è finita sulla giostra, forse perché – hanno spiegato – Monti è malvisto a destra e a sinistra e non è chiaro se accetterà, e insomma, i mercati ancora non si fidano, il commissario Ue agli Affari internazionali ha detto che l’Italia nel 2013 non centrerà il pareggio di bilancio, ecco perché lo spread è ancora sopra 500: rischia di ricominciare a salire.

Perciò adesso il Capo dello Stato, per tranquillizzare i mercati, ordinerà la lapidazione di Berlusconi, la dispersione delle sue ceneri, metterà al governo un Bancomat e cederà il Quirinale alla Merkel. Dopodiché lo spread farà il cazzo che vuole.

Filippo Facci

Giornalista e scrittore, lavora a Libero, ha collaborato con il Foglio, il Riformista e Grazia. È autore di Di Pietro, La storia vera