In Iran ci sono state proteste contro l’inflazione per il terzo giorno consecutivo

Per il terzo giorno consecutivo in Iran ci sono state proteste e scioperi contro l’alta inflazione e la svalutazione del rial, la valuta locale, che domenica aveva perso molto valore rispetto al dollaro. Martedì le proteste si sono allargate da Teheran, la capitale del paese, alle città di Karaj, Hamedan, Qeshm, Malard, Isfahan, Kermanshah, Shiraz e Yazd.
L’economia iraniana è in crisi da anni, per la cattiva gestione e l’inazione del governo, che hanno reso l’inflazione un problema strutturale, ma anche per gli effetti delle nuove sanzioni occidentali, imposte nel 2018 dopo il fallimento dell’accordo sul nucleare per il ritiro degli Stati Uniti. Da allora il rial ha perso oltre il 90 per cento del suo valore e oggi 10 euro si cambiano con quasi 500mila rial. Per le persone è diventato difficile fare anche piccoli pagamenti, a causa della gran quantità di banconote da portare con sé, e anche altri tipi di transazioni e semplici operazioni di contabilità sono più complicati e potenzialmente costosi.
Dopo le prime proteste di domenica, lunedì sera il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha accettato le dimissioni del governatore della banca centrale iraniana, Mohammadreza Farzin, nominando al suo posto l’ex ministro dell’Economia Abdolnasser Hemmati.
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