La corte d’appello di Caltanissetta ha confermato che l’imam di Torino Mohamed Shahin non verrà espulso

La manifestazione per chiedere la liberazione di Mohamed Shahin a Torino, il 13 dicembre 2025 (ZUMA Press Wire via ANSA/ Sebastiano Bacci)
La manifestazione per chiedere la liberazione di Mohamed Shahin a Torino, il 13 dicembre 2025 (ZUMA Press Wire via ANSA/ Sebastiano Bacci)

La corte di appello di Caltanissetta ha confermato che l’imam torinese Mohamed Shahin non verrà espulso, perché considerato un richiedente asilo. Secondo i giudici è legittimo che resti sul territorio italiano in attesa che la sua domanda venga valutata. Dopo essere stato arrestato, infatti, Shahin aveva presentato una richiesta di protezione internazionale per chiedere asilo come rifugiato. La decisione era già stata presa dal tribunale di Caltanissetta, ma l’avvocatura di stato aveva poi fatto ricorso contro la sentenza.

Shahin era stato arrestato a novembre, dopo che il ministero dell’Interno aveva emesso un decreto di espulsione a suo carico, accusandolo di avere posizioni estremamente radicali per via di alcune frasi sulla strage compiuta dai miliziani di Hamas in Israele il 7 ottobre del 2023. L’imam era stato portato nel CPR (centro di permanenza per il rimpatrio) di Caltanissetta in attesa di essere espulso, ma la Corte d’appello di Torino aveva disposto la sua liberazione, ritenendo che non ci fossero i presupposti per trattenerlo nel centro.

Resta ora aperto un altro procedimento a carico di Shahin, che riguarda la revoca del suo permesso di soggiorno, su cui dovrebbe decidere a gennaio il TAR del Piemonte. Il decreto di espulsione contro Shahin era stato molto contestato anche perché prevederebbe che venga rimpatriato in Egitto, dove rischierebbe persecuzioni, violenze e torture da parte del regime del presidente autoritario Abdel Fattah al Sisi, contro cui l’imam ha espresso spesso posizioni critiche.