• Mondo
  • Lunedì 22 dicembre 2025

Planned Parenthood non se la passa bene

L’amministrazione Trump sta ostacolando in molti modi la principale organizzazione che pratica aborti negli Stati Uniti

Una clinica di Planned Parenthood a Milwaukee, in Wisconsin (EPA/TANNEN MAURY/ANSA)
Una clinica di Planned Parenthood a Milwaukee, in Wisconsin (EPA/TANNEN MAURY/ANSA)
Caricamento player

Venerdì scorso negli Stati Uniti una sentenza d’appello ha permesso all’amministrazione di Donald Trump di continuare a trattenere alcuni fondi federali destinati a Planned Parenthood (PP), la principale organizzazione che si occupa di aborti e salute riproduttiva del paese. Il tribunale ha confermato una misura contenuta nella riforma economica nota come One Big Beautiful Bill, approvata lo scorso luglio, che interrompe per un anno l’erogazione di tutti i rimborsi federali del programma sanitario statale Medicaid alle organizzazioni senza scopo di lucro che fanno aborti e che nell’anno fiscale del 2023 avevano ricevuto più di 800mila dollari di rimborsi.

La misura è stata subito considerata come un attacco diretto a Planned Parenthood e alle altre (pochissime) organizzazioni simili che praticano aborti negli Stati Uniti e che ottengono dei rimborsi così ingenti. L’obiettivo neanche troppo celato dell’amministrazione Trump – di cui fanno parte molti politici con idee estremamente conservatrici sull’aborto – è quello di mettere in grosse difficoltà finanziarie queste organizzazioni fino a farle chiudere, o convincerle a smettere di fare interruzioni di gravidanza.

Nonostante i ricorsi e gli interventi di alcuni governatori Democratici, è una strategia che sta funzionando: almeno 20 delle 600 cliniche affiliate a Planned Parenthood hanno chiuso negli ultimi quattro mesi, mentre altre hanno smesso di praticare aborti pur di continuare a ricevere i fondi federali.

Da giugno del 2022, quando la Corte Suprema statunitense ha eliminato il diritto all’aborto a livello federale grazie al voto di tre giudici nominati da Trump durante il suo primo mandato, abortire negli Stati Uniti è diventato più complicato: in 13 stati è quasi completamente illegale o si può fare solo entro le prime sei settimane, ossia entro due settimane di ritardo dall’arrivo del ciclo mestruale. Un periodo in cui la stragrande maggioranza delle donne non sa di essere incinta. Allo stesso tempo, paradossalmente, il numero di aborti a livello nazionale è aumentato: sia nel 2023 che nel 2024 è stato superiore a un milione, il numero più alto da un decennio.

Questo fenomeno è dovuto alla diffusione dell’aborto farmacologico per telemedicina, un metodo ormai sicuro a cui possono accedere anche le persone che vivono in stati dove l’aborto è illegale, e con cui oggi negli negli Stati Uniti si pratica un aborto su quattro. Alcuni stati e deputati antiabortisti stanno provando a vietarlo, ma farlo è molto complesso: per questo da quando Trump si è insediato di nuovo alla Casa Bianca la sua amministrazione sta cercando altri modi per limitare l’accesso all’aborto nel breve periodo. Uno di questi è prendersela con Planned Parenthood.

Il frate francescano Christopher “Fidelis” Moscinski, sostenitore del movimento antiabortista, tira dell’acqua santa sull’edificio su una delle sedi di Planned Parenthood a New York a maggio del 2025 (Brian Branch Price/ZUMA Press Wire)

Planned Parenthood è un’organizzazione creata a New York nel 1916 a cui oggi sono affiliate 47 organizzazioni indipendenti che gestiscono più di 600 cliniche in tutti gli Stati Uniti. Questo la rende il più grande erogatore di servizi abortivi degli Stati Uniti, ma non solo, dato che le interruzioni di gravidanza sono solo una piccola parte dei servizi di assistenza sanitaria e riproduttiva erogati ogni anno da queste cliniche: fra questi ci sono gli screening per il cancro al seno e all’utero, la prescrizione di contraccettivi, i test e il trattamento di malattie sessualmente trasmissibili e le terapie ormonali per le transizioni di genere. Ma anche l’assistenza prenatale per le donne incinte e la medicina pediatrica.

Queste cliniche trattano circa 2 milioni di persone all’anno. Più della metà di loro accede a questi servizi grazie a Medicaid, il principale programma di assistenza sanitaria pubblica per persone a basso reddito (oggi quelle iscritte sono più di 70 milioni). A livello federale l’aborto non è coperto dal Medicaid (lo è in alcuni stati che hanno deciso di stanziare fondi aggiuntivi), ma dall’entrata in vigore del One Big Beautiful Bill anche le altre procedure offerte da una clinica che pratica aborti non possono più essere rimborsate. In altre parole: prima di luglio una persona iscritta a Medicaid che si presentava in una clinica di Planned Parenthood e voleva abortire doveva in molti casi pagare la procedura per intero con i suoi soldi, ma veniva sempre rimborsata se invece voleva farsi uno screening per il cancro al seno o un’ecografia. Oggi invece deve pagare di tasca propria tutti gli esami o le visite che esegue da Planned Parenthood.

Questo sta inevitabilmente portando molte persone a decidere di rivolgersi ad altre cliniche che si occupano di salute riproduttiva e che non fanno aborti, con un calo importante dei ricavi di Planned Parenthood. Come risultato, secondo Planned Parenthood sono circa 200 (quindi un terzo del totale) le sue cliniche che rischiano di chiudere nel breve termine.

Un cartello che dice “Anche le donne che usano Medicaid meritano di poter scegliere” durante una manifestazione davanti alla Corte Suprema ad aprile del 2025 (Sue Dorfman/ZUMA Press Wire)

A inizio luglio la Planned Parenthood Mar Monte, un’organizzazione che gestiva 35 cliniche fra la California e il Nevada e ha annualmente circa 300mila pazienti, aveva detto al New York Times che negli ultimi 12 mesi i rimborsi federali di Medicaid avevano coperto l’85 per cento delle spese mediche dei loro clienti. Mantenere l’aborto accessibile nelle sue cliniche l’avrebbe costretta a chiuderne 10 e licenziare fino a metà del suo personale: 20 giorni dopo ha chiuso le prime cinque. In Wisconsin, dove quasi tutti gli aborti vengono praticati da Planned Parenthood, l’organizzazione ha deciso di sospendere l’erogazione della procedura per un mese, mentre cercava un modo legale per continuare a renderla disponibile senza perdere i fondi.

In questi mesi diversi governatori Democratici, fra cui quelli di New York, New Mexico, Colorado, e Washington, hanno annunciato che avrebbero stanziato fondi statali per sopperire a quelli federali che ora non sono più accessibili. L’hanno fatto per evitare che nei prossimi mesi Planned Parenthood fallisca, almeno nei loro stati, sperando che l’anno prossimo il governo non decida di rinnovare la misura.

Fra i governatori che hanno rivendicato di più questa scelta c’è quello della California, Gavin Newsom, che ha già stanziato 140 milioni di dollari per coprire le spese di questo anno fiscale. Newsom è un noto critico di Trump e sta apertamente considerando di candidarsi alle prossime primarie dei Democratici per scegliere il candidato presidente alle elezioni del 2028.