Le polemiche per queste enormi rocce finte in piazza Maggiore a Bologna
Secondo molte persone stonano troppo col contesto e con l'atmosfera natalizia

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In piazza Maggiore, a Bologna, è stata installata un’opera d’arte composta da 19 rocce gonfiabili alte fino a 14 metri, che si illuminano al buio. Le finte pietre hanno suscitato reazioni contrastanti, soprattutto sui social: alcune persone ne hanno apprezzato l’originalità, ma molte altre le hanno criticate perché, secondo loro, sarebbero poco in armonia con il resto della piazza e poco coerenti con il contesto natalizio di questo periodo.
L’opera si chiama Iwagumi – Dismisura ed è stata realizzata da Eness, uno studio artistico australiano specializzato in installazioni pubbliche e interattive. Si ispira alla pratica giapponese dell’iwagumi, cioè l’arte di disporre rocce in modo armonico all’interno di un contesto naturale, spesso un acquario. In passato l’installazione è stata esposta anche a Melbourne, in Australia, e a Singapore. Sul sito di Bologna Festival, l’associazione culturale che l’ha promossa, si legge che lo scopo dell’opera è far riflettere sul senso di limitatezza e stupore che l’uomo sente davanti ad alcuni elementi della natura.
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L’opera è stata inaugurata la sera di domenica 21 dicembre: oltre alle luci colorate che si accendono automaticamente con il buio, è stata attivata anche la musica, con brani al pianoforte e suoni della natura. Resterà lì fino al 26 dicembre, e nonostante piazza Maggiore fosse piena di persone per l’inaugurazione le prime critiche sono state espresse già durante la fase di installazione, iniziata diversi giorni prima.
Jadranka Bentini (vicepresidente di Italia Nostra, un’associazione per la tutela del patrimonio artistico, ed ex soprintendente per i beni artistici e storici per le province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini) ha detto al Corriere che secondo lei le rocce sono troppo ingombranti e non adeguate a una piazza così importante, tanto che le loro forme sarebbero «offensive per lo spazio e i monumenti». Secondo lei un’opera così impattante doveva essere installata in un altro luogo della città.
Sotto ai post su Facebook del comune di Bologna e del sindaco, Matteo Lepore, si leggono invece i commenti di molte persone che criticano le strane forme delle pietre facendo paragoni di tutti i tipi. Una delle critiche più frequenti è che l’opera non abbia nessuna attinenza con il periodo natalizio, nonostante Bologna Festival l’abbia definita sul suo sito «un vero regalo di Natale per la città».
In molti hanno scritto che avrebbero preferito decorazioni più natalizie come alberi, luci e presepi. Alla fine il comune di Bologna ha voluto specificare nei commenti sotto al suo post che settimane fa sono stati inaugurati anche un albero di Natale in piazza Nettuno (adiacente a piazza Maggiore) e un presepe nel cortile di Palazzo d’Accursio (la sede del comune, che è sempre in piazza Maggiore e il cui cortile è accessibile al pubblico).
Le critiche non sembrano preoccupare i responsabili dell’installazione, la sovrintendente di Bologna Festival, Maddalena da Lisca, e Marco Bernardi, presidente di Illumia, la società fornitrice di luce e gas che ha fatto da sponsor. Al Resto del Carlino hanno detto che si aspettavano, e anzi auspicavano, reazioni contrastanti da parte delle persone. Hanno detto di aver scelto piazza Maggiore per i sui spazi e apposta per provocare un effetto di contrasto con l’architettura cinquecentesca.
Secondo loro, poi, il significato dell’opera, cioè il senso di enormità, è pienamente coerente con il Natale: «Cosa c’è di più smisurato della nascita di un Dio che si fa bambino?», dice Bernardi. Più in generale, hanno detto che secondo loro le critiche sono normali, soprattutto per installazioni pubbliche come queste, che le persone non scelgono di visitare ma in cui si imbattono casualmente.










