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  • Domenica 21 dicembre 2025

Alla Coppa d’Africa di calcio tutti guardano il Marocco

È il paese ospitante e la nazionale favorita per la vittoria, e intanto sta organizzando i Mondiali del 2030

di Valerio Moggia

I giocatori del Marocco durante l'inno alle Olimpiadi di Parigi 2024 (Tullio M. Puglia/Getty Images)
I giocatori del Marocco durante l'inno alle Olimpiadi di Parigi 2024 (Tullio M. Puglia/Getty Images)
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Domenica 21 dicembre inizia la Coppa d’Africa maschile, uno dei tornei di calcio per squadre nazionali più importanti al mondo. L’edizione di quest’anno durerà fino al 18 gennaio del 2026 e sarà ospitata dal Marocco, che sta diventando un paese di primo piano nell’organizzazione dei grandi eventi di calcio internazionale, oltre che una delle nazionali africane di maggior successo.

Negli ultimi cinque anni ha ospitato due volte la finale della Champions League africana femminile (2022, 2024), due edizioni della Coppa d’Africa femminile (2022, 2024 e lo farà di nuovo nel 2026) e pure due finali della Champions League africana maschile (2021, 2022), nel breve periodo in cui era prevista la finale unica in campo neutro.

Per organizzare questi eventi sono stati fatti grandi investimenti nella costruzione di nuovi stadi e nell’ammodernamento di quelli vecchi. Tre dei nove stadi della Coppa d’Africa di quest’anno sono stati ristrutturati tra il 2023 e il 2025, mentre altri quattro sono stati costruiti da zero (tutti nella capitale Rabat). Inoltre a Casablanca si sta costruendo un nuovo impianto da 115mila posti che diventerà il terzo più grande al mondo. Sarà probabilmente la sede della finale dei Mondiali maschili del 2030, l’evento più grande tra tutti quelli che il Marocco sta organizzando (quest’ultimo assieme a Spagna e Portogallo).

Si stima che tutti questi progetti siano costati al Marocco 9,5 miliardi di dirham (circa 900 milioni di euro), un investimento che è stato al centro di grosse proteste popolari lo scorso ottobre. I manifestanti, perlopiù giovani, hanno contestato proprio le grandi spese per la costruzione degli stadi, mentre molti meno fondi pubblici in questi anni sono stati destinati all’istruzione e alla sanità.

Proteste a Tangeri, 18 ottobre 2025 (AP Photo/Mosa’ab Elshamy)

Per il Marocco il calcio rappresenta un importante strumento per migliorare la propria immagine internazionale e attirare turisti e investitori dall’estero, facendo quello che viene chiamato (talvolta a sproposito) sportwashing. Un tempo l’obiettivo era di organizzare i primi Mondiali di calcio della storia africana, quello del 2010, ma alla fine la FIFA lo aveva assegnato al Sudafrica, pur tra molte polemiche e accuse di corruzione. Da allora, però, il Marocco ha affinato la sua strategia.

Lo scorso giugno African Business scriveva che il Marocco vuole sfruttare tutti questi eventi, e in particolare i Mondiali del 2030, come «trampolino di lancio per diventare una delle più importanti economie emergenti al mondo». A differenza di casi simili come quelli di Qatar e Arabia Saudita, però, nel frattempo sta ottenendo risultati rilevanti anche dal punto di vista sportivo.

Il Marocco ha una tradizione calcistica molto più radicata rispetto ai paesi del Golfo; la sua prima partecipazione ai Mondiali risale al 1970. Negli ultimi anni c’è stato un ulteriore e generale miglioramento, ben rappresentato dal sorprendente quarto posto ai Mondiali del 2022, il miglior piazzamento di sempre per una nazionale africana. Oltre a questo, la scorsa estate il Marocco ha ottenuto la sua prima medaglia olimpica nel calcio (un bronzo), a ottobre ha vinto i suoi primi Mondiali Under 20, e giovedì scorso ha vinto la Coppa Araba, un torneo organizzato dalla FIFA a cui partecipano i paesi arabi.

Quest’ultimo risultato è significativo perché, a causa della quasi concomitanza con la Coppa d’Africa, il Marocco ha mandato in Qatar, sede del torneo, una sorta di “seconda squadra”. Era una nazionale composta solamente da giocatori del campionato locale (mentre la maggior parte dei titolari della nazionale gioca in Europa) e aveva un allenatore diverso rispetto a quello della squadra che giocherà la Coppa d’Africa, ovvero Tarik Sektioui al posto di Walid Regragui.

I calciatori del Marocco festeggiano con la Coppa Araba (che assomiglia molto alla Coppa del Mondo), vinta battendo in finale la Giordania (Tullio Puglia – FIFA/FIFA via Getty Images)

Il successo di giovedì ha dunque confermato l’ottimo livello del calcio marocchino anche a livello locale, come già dimostrato dalle recenti prestazioni nel Campionato africano, una competizione simile alla Coppa d’Africa ma in cui è possibile convocare solo calciatori che giocano in club africani. Il Marocco ha vinto tre delle ultime quattro edizioni del torneo.

La Botola 1 Pro, il campionato nazionale, è diventato uno dei principali in Africa: il montepremi per il vincitore, dell’equivalente di oltre 500mila euro, lo rende il secondo torneo nazionale più ricco del continente dopo la Premier Soccer League sudafricana. I club marocchini stanno crescendo d’importanza pure nella Champions League locale, anche se finora gli unici successi sono stati quelli del Wydad Casablanca, campione nel 2022 e finalista nel 2023. Nella seconda competizione continentale, la CAF Confederation Cup, hanno invece vinto quattro delle ultime sei edizioni, compresa quella di quest’anno, andata all’RS Berkane.

I progressi del Marocco si notano anche a livello femminile, sia nei club che con la nazionale. Le ultime quattro edizioni della Champions League africana femminile hanno sempre visto una squadra marocchina in finale, con le vittorie del FAR Rabat nel 2022 e nel 2025. Nel 2022 e nel 2024, inoltre, la nazionale femminile ha raggiunto le sue prime due finali di Coppa d’Africa, sebbene abbia perso in entrambe le occasioni, contro Sudafrica e Nigeria, mentre nel 2023 ha partecipato per la prima volta ai Mondiali, arrivando agli ottavi di finale.

Alla base di questi successi c’è un progetto molto ben strutturato, che funziona essenzialmente su due livelli: lo sviluppo dei talenti locali e il reclutamento di giocatori e giocatrici della diaspora, cioè giocatori di origini marocchine ma cresciuti calcisticamente altrove. Tra i convocati della Coppa d’Africa di quest’anno ci sono diversi calciatori nati e cresciuti in Europa, come Achraf Hakimi del Paris Saint-Germain e Brahim Diaz del Real Madrid (nati entrambi in Spagna). La stessa cosa avviene tra le donne, con giocatrici come Imane Saoud del Nantes e Rosella Ayane del Leicester City.

Achraf Hakimi esulta dopo il gol segnato contro l’Egitto alle scorse Olimpiadi (Marcio Machado/Eurasia Sport Images/Getty Images)

Oltre a investire nel potenziamento nella propria rete di osservatori all’estero, così da intercettare i talenti potenzialmente convocabili quando sono ancora giovani, la Federazione calcistica e il governo marocchini nel 2009 hanno aperto una prestigiosa scuola calcio a Salé, vicino a Rabat: l’Accademia Mohammed VI. Costata 140 milioni di dirham (circa 13 milioni di euro, all’epoca), è considerata la migliore struttura per la formazione giovanile in Africa, e una delle migliori al mondo. Qui si sono formati tra gli altri Nayef Aguerd dell’Olympique Marsiglia e Youssef En-Nesyri del Fenerbahçe, oltre al capocannoniere degli ultimi Mondiali U20, Yassir Zabiri, e a Doha Madani, che un mese fa è stata premiata come migliore giovane calciatrice africana dell’anno.

Una vittoria nella Coppa d’Africa di quest’anno sarebbe importante per suggellare le grosse ambizioni del Marocco. Gli enormi progressi recenti e il fatto di ospitare il torneo in casa rendono la nazionale marocchina la favorita per la vittoria finale, che sarebbe un fatto per certi versi storico, visto che il Marocco ha vinto la Coppa solo una volta, nel 1976. La prima partita si giocherà domenica alle 20 tra Marocco e Comore; la Coppa d’Africa in Italia è trasmessa da Sportitalia, in streaming e al canale 60 della televisione.